sabato 18 luglio 2015

Venezuela e Grecia: sulla stessa barricata

www.rifondazione.it

Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, ha tenuto la puntata n. 34 del programma “Contacto con Maduro”, presso il Liceo Andres Bello, a Caracas. Mi è molto cara questa annotazione, avendo avuto l'occasione e l'onore, nell'ambito di una missione di solidarietà e di interscambio nel Venezuela Bolivariano e Socialista, nel 2010, di incontrare e stringere un protocollo di intesa proprio con questo, prestigioso e pionieristico, liceo. 

Durante la trasmissione del programma radiofonico e televisivo, Nicolas Maduro ha tirato le conclusioni del II Congresso Nazionale dell'Organizzazione Bolivariana degli Studenti e delle Studentesse (OBE), al quale più di un migliaio di portavoce degli studenti e delle studentesse delle scuole superiori a livello nazionale hanno partecipato, condividendo e scambiando idee e pratiche, sulle problematiche della scuola, le condizioni degli studenti e delle studentesse, il contributo, innovativo e originale, delle forze studentesche all'avanzamento della Rivoluzione Bolivariana.

Questo evento, così significativo, partecipato, importante, si è svolto a cavallo tra il 12 e il 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia e della Rivoluzione Francese in Europa, momento in cui gli studenti delle scuole superiori hanno presentato le proposte da loro condivise e formulate per contribuire allo sviluppo e all'avanzamento del Venezuela. Nell'occasione, con il proprio discorso alla platea studentesca e giovanile, Nicolas Maduro non si è soffermato, tuttavia, solo sulla vicenda nazionale, ma ha immediatamente allargato la prospettiva all'intera situazione internazionale, in particolare europea, con un riferimento assai significativo ed estremamente pertinente alla Grecia.

“Tutta la nostra solidarietà al popolo greco: è terribile quello che l'Unione Europea ha fatto. Tutta la nostra solidarietà al primo ministro Alexis Tsipras, che è stato sottoposto a una pressione brutale; si dovrebbe solo essere nei panni di Alexis Tsipras per sapere quali sembianze abbia il volto del nuovo fascismo finanziario che ha ricattato la Grecia dicendo: "Firma, o ti uccido". Ciò che hanno fatto la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale, non ha nome, e noi non possiamo stare in silenzio, siamo a fianco della Grecia, il Venezuela Bolivariano è al fianco del popolo greco”.

“Il capitale finanziario europeo ha imposto una dittatura feroce e misure insopportabili per la Grecia. Hanno punito la Grecia perché la Grecia ha votato NO al neoliberismo”. Perciò, Maduro ha espresso “tutta la nostra comprensione e tutta la nostra vicinanza al premier Tsipras, nel bene e nel male, siamo con Tsipras e con il popolo greco”. Le misure imposte “cercano di saccheggiare la Grecia, depredarla, annullare i diritti sociali, devastarla e succhiarle il sangue, per cinque anni. Nessuno ricorda che alla Germania è stato condonato il debito di guerra, una guerra di cui è stata responsabile e che ha distrutto l'Europa, mentre oggi non intende condonare il debito della Grecia”.

Maduro ha poi proseguito: “Ciò che viene deciso oggi in Grecia, non riguarda solo la Grecia, si sta decidendo il futuro dell'Europa stessa e di gran parte di ciò che accadrà all'umanità nei prossimi 10, 20, 30 anni, in questo modo lo vediamo dal Venezuela”. Questo dimostra che il modello capitalista e predatorio “è esaurito, è alla fine del suo tempo, lo diciamo dalla America Latina”. Ed oggi il Venezuela, insieme con i Paesi dell'ALBA, continua la propria battaglia contro il modello neo-liberale e la guerriglia economica, la devastazione, il sabotaggio, la sottrazione criminale di generi di prima necessità, nel tentativo di affamare il popolo, la guerriglia mediatica di bugie e dis-informazione contro le autorità e contro il popolo del Venezuela, gli argomenti di quella medesima dittatura, oligarchica e finanziaria, che il neoliberismo, statunitense ed europeo, cerca di imporre ai popoli che alzano la testa ed oppongono la propria dignità al ricatto del capitalismo finanziario.

Venezuela e Grecia, oggi, sulla stessa barricata. 

martedì 14 luglio 2015

Non si chiama capitolazione; si chiama golpe.

Bundesarchiv, Bild 101I-164-0368-14A / Jesse / CC-BY-SA

“Preparati” dall'Euro-gruppo sabato 11 luglio, i lavori dell'Euro-summit, durato 18 ore, a cavallo tra il pomeriggio di domenica 12 luglio e lunedì 13 luglio, nel sostanziale accordo di tutti i governi dell'area euro, hanno imposto alla Grecia la linea neoliberista più ottusa, sostanzialmente eversiva, ispirata dal governo tedesco e dalla Bundesbank. Nel documento dell'Euro-gruppo, vale a dire della riunione dei Ministri delle Finanze dei 19 Paesi della moneta unica (Euro-zona), vengono imposte condizioni radicali alla Grecia, del tutto inaccettabili ed inattuabili, pena una autentica catastrofe politica e sociale, con una violenta recrudescenza dell'austerità, che si sarebbe, ancora una volta, scaricata sui ceti deboli e le classi popolari, e una vera svendita del patrimonio pubblico del Paese.

Vi si prevede, a garanzia della nuova linea di finanziamento e della copertura delle rate debitorie, la collocazione separata di asset pubblici greci, per un valore non inferiore agli 80 miliardi di euro, in un fondo separato, fuori dal territorio nazionale (Lussemburgo); l'imposizione di misure draconiane e di un ferreo controllo internazionale, da parte delle istituzioni finanziarie, su tutte le misure intraprese dal governo greco, anche con effetto retroattivo; e, infine, la possibilità, formalmente regolata, in caso di inadempienza anche parziale nel conseguimento dei risultati previsti, di imporre l'uscita unilaterale ed esclusiva della Grecia dall'area euro per un periodo di cinque anni. Su tale documento, tuttavia, non è stato conseguito l'accordo, dal momento che non si è registrata l'unanimità tra i ministri finanziari dell'area euro, e questo è il motivo per il quale il documento è stato sottoposto, in bozza, ai lavori del successivo Euro-summit.

A quest'altezza, dunque, al netto del fatto che tali imposizioni eversive non abbiano conseguito l'unanimità dell'area euro, è importante sottolineare il mandato politico che esse hanno istruito: la posta in gioco era chiaramente messa nei termini, dettati in primo luogo dalla Germania e dai suoi più stretti alleati, gravitanti nell'area nominale del marco tedesco e in quella che era e resta l'area di mercato tedesca (Slovacchia, Polonia, Repubbliche Baltiche, Olanda e Finlandia, il cui parlamento ha addirittura, con voto finale, negato al governo finlandese la autorizzazione a negoziare un nuovo piano di finanziamento per la Grecia, il che implicherà, nelle prossime settimane, un nuovo ricorso al voto parlamentare, per nulla scontato) della svendita del patrimonio greco, della limitazione della sovranità politico-economica del Paese e della più stretta morsa monetaristica e liberistica sul Paese, pena la sua unilaterale e rovinosa fuoriuscita dall'euro.

Questo è il punto di partenza e il contesto di riferimento all'interno del quale si svolge il negoziato, che, come si è detto, è durato 18 ore, nell'ambito dell'Euro-summit, vale a dire il vertice dei capi di governo di Paesi Euro. Le 18 ore di negoziato e la strenua resistenza da parte delle autorità greche producono un testo che è, evidentemente, molto peggiore del “piano Tsipras”, ma anche molto diverso da quel vero e proprio documento di “capitolazione unilaterale” che le istituzioni avevano prodotto in sede di Euro-gruppo. Nel documento finale del Summit, approvato all'unanimità e con il quale si avviano le procedure parlamentari e si gettano le basi per una nuova linea di finanziamento per la Grecia, vengono sostanzialmente radicalizzate tutte le proposte, contenute nel piano Juncker, in merito alla revisione del sistema pensionistico, alla riforma dell'IVA, alla ridefinizione del sistema del lavoro (contratti e licenziamenti), e alle privatizzazioni, con la collocazione di asset pubblici in un fondo nazionale, che sarà tuttavia sotto il controllo del governo greco e il monitoraggio delle autorità internazionali, basato in Grecia, per una valore totale non di 80 ma di 50 miliardi di euro (25 per la ricapitalizzazione del sistema bancario, 12.5 per il debito e 12.5 per gli investimenti).

Viene inoltre imposto un crono-programma di approvazione parlamentare, con le quattro misure prioritarie da approvare entro il 15 luglio e il successivo stock di misure entro il 22 luglio, quale presupposto all'erogazione di un nuovo, canale di finanziamento, pari a 82 miliardi in tre anni, per alleggerire l'onere debitorio e rilanciare gli investimenti produttivi. Si tratta, in sostanza, di un “terzo memorandum”, che non ha nulla a che vedere con il Programma di Salonicco, si situa in piena continuità con le misure odiose del precedente governo Samaras, ma evita alla Grecia sia la strozzatura economica e finanziaria (che avrebbe determinato il crollo dell'intero sistema bancario e l'abbattimento dell'intero welfare state), sia la capitolazione politica e istituzionale (che, a ben vedere, rappresentava il vero obiettivo, soprattutto della Germania). Ora, se le misure economiche del piano rappresentano una radicalizzazione delle proposte negoziali, il carattere eversivo del pacchetto imposto alla Grecia si mostra in due passaggi del testo: il ritorno del monitoraggio da parte delle istituzioni finanziarie sulle misure in discussione e il ripristino della legislazione concordata, con le autorità europee e il FMI, anche in campo pubblico e sociale. Si è consumato, insomma, in sede europea, un vero e proprio golpe bianco, attraverso l'asfissia economica della Grecia, ispirato dalle autorità tedesche, ma a cui nessun Paese europeo s'è opposto.

Lo scenario che adesso si apre assume pertanto caratteri ultimativi: la radicalizzazione dello scontro imposta alla Grecia è anche una risposta politica al referendum greco e segna un vero e proprio salto di qualità nella strategia eversiva dei poteri forti del neoliberismo finanziario; questo salto di qualità mette profondamente in discussione la possibilità di una relazione paritaria tra Paesi sovrani all'interno della Euro-zona e indica la sostanziale impossibilità di politiche socialmente avanzate o adeguatamente redistributive all'interno della Euro-zona vigente; lo stesso diktat della Germania apre malumori e contraddizioni, riconsegnando questo Paese ad alcune delle pagine più tragiche della sua storia e riaprendo la porta a spettri catastrofici del passato. Per Syriza si apre ora lo scenario plausibile, con il mandato istituzionale all'approvazione delle misure indicate, di salvaguardare, quanto più sia possibile, l'unità del partito e delle masse popolari e consolidare tutte quelle misure che possano alleggerire le pesanti condizioni di vita delle classi popolari e del proletariato greco e, in conseguenza del mutato scenario interno e, soprattutto, internazionale, indire elezioni anticipate, consolidando la propria egemonia ed inibendo le strumentalizzazioni e lo sciacallaggio, interno e internazionale (da Alba Dorata al Front National, dalla Lega Nord ai Cinque Stelle, in Italia), imbastiti sulla vicenda. Nella ridda di dichiarazione, spesso sconclusionate, delle ultime ore, vale la pena riprendere le note di Pierre Laurent, Presidente della Sinistra Europea:

«Un accordo che è un compromesso è stato trovato … dai capi di stato della zona euro. Questo accordo scarta lo scenario della “Grexit” e l'asfissia finanziaria della Grecia, voluti da Schaeuble e Merkel, che fino all'ultimo hanno tentato la messa sotto tutela integrale della Grecia, la negazione della sua sovranità, la sua sottomissione alle potenze finanziarie, la sua vendita pezzo per pezzo. Se è stato firmato un accordo, è grazie al coraggio del primo ministro greco. Per la prima volta, un capo di governo ha avuto il coraggio di affrontare le potenze dominanti che pensano che tutto gli è permesso in Europa. Il sostegno del suo popolo non ha cessato di aumentare da gennaio per questa ragione... Alcune delle concessioni fatte sono state imposte all'ultimo minuto. Non dimentichiamoci che questo è avvenuto sotto la minaccia e dopo due settimane di chiusura delle banche.

Il governo greco ha fatto una scelta responsabile, quella di permettere prima di tutto la stabilità finanziaria sostenibile del Paese e l'investimento per l'occupazione e la riconversione produttiva del Paese. Il debito sarà riscaglionato e i tassi di interessi rinegoziati. Alexis Tsipras ha confermato l'intenzione di addossare gli sforzi maggiori sui greci più ricchi e di proteggere le classi popolari. La BCE deve immediatamente decidere la riapertura dei rubinetti per le banche greche. L'Europa vive momenti storici. Le pressioni e le umiliazioni subite da Alexis Tsipras e dal popolo greco durante tutto il week-end sollevano delle difficili questioni per tutti noi, per il futuro stesso della cooperazione nella zona euro. La lotta per l'uguaglianza, il rispetto della democrazia, la solidarietà, la riconquista del potere sulla finanza deve proseguire. Si tratta di una questione essenziale per un futuro solidale nell'Unione Europea. Tutti gli Europei hanno interesse ad amplificare il loro sostegno a questa battaglia e le loro lotte contro l'austerity nel proprio Paese. Invito tutte le forze democratiche e di sinistra a lavorare insieme ad un progetto comune per fare uscire l'Europa della tempesta liberista».

mercoledì 8 luglio 2015

Fidel Castro ad Alexis Tsipras

Foto di Antônio Milena/ABr - Agência Brasil. Licenza CC BY 3.0. WC 




Mi congratulo calorosamente per la sua brillante vittoria politica, i cui dettagli mi sono noti grazie al canale TeleSur.
 
La Grecia è molto familiare tra i Cubani. Ci ha insegnato la Filosofia, l'Arte e le Scienze dell'età antica, al tempo dei nostri studi scolastici, e, insieme con quelle, la più complessa tra tutte le attività umane: l'arte e la scienza della politica.
 
Il suo Paese, specialmente il valore che ha dimostrato nella situazione attuale, suscita ammirazione tra tutti i popoli dell'America Latina e del Caribe, di questo emisfero del mondo, al vedere come la Grecia, di fronte alle aggressioni provenienti dall'estero, difende la sua identità e la sua cultura.
 
Noi non dimentichiamo che, un anno dopo l'attacco di Hitler alla Polonia, Mussolini ordinò alle sue truppe di invadere la Grecia, e che questo coraggioso Paese ha respinto l'aggressione e ha fatto retrocedere gli invasori, costringendo al dispiegamento dei blindati tedeschi in direzione proprio della Grecia, deviandoli dal loro iniziale obiettivo.
 
Cuba conosce il valore e il coraggio delle truppe russe che, unite alle forze del potente alleato, la Repubblica Popolare Cinese, e le altre nazioni del Medio Oriente e dell'Asia, provano sempre ad evitare la guerra, e non permetteranno mai alcuna aggressione militare, senza che segua una risposta puntuale e contundente.
 
Nell'attuale situazione politica del pianeta, quando la pace e la sopravvivenza della nostra specie sembrano appese ad un filo, ogni decisione deve essere accuratamente ponderata ed applicata, in modo che nessuno possa dubitare dell'onestà e della serietà con la quale i dirigenti più responsabili e seri lottano oggi per affrontare le calamità che minacciano il nostro mondo.
 
Le auguriamo - stimato compagno Alexis Tsipras - il più grande dei successi.

 
Fraternamente,

Fidel Castro Ruz

5 luglio 2015

lunedì 6 luglio 2015

Cinque cose che ci insegna il NO della Grecia

facebook.com/napolicontsipras

In queste ore, all'indomani dello strepitoso successo dell'OXI - NO - al referendum greco contro l'austerity neoliberista e le ricette delle autorità finanziarie, fiumi d'inchiostro vengono versati per “leggere” il risultato, tradurlo nelle proprie “lingue” nazionali, interpretarne le conseguenze.

Molte analisi, di parte democratica e progressista, “da sinistra”, sono convergenti e convincenti: la linea, del resto, è stata tracciata proprio da Tsipras e da Syriza, che non solo hanno ispirato la rotta del governo greco, ma anche fornito la chiave di lettura, per quello che si è mosso sinora e, in prospettiva, per quello che si muoverà nei prossimi giorni. Non si è trattato di un referendum contro l'Unione Europea (da non confondere con l'Europa, per piacere) o contro l'Euro, anzi, semmai, di un referendum per un'altra Unione Europea, non dominata dalle oligarchie finanziarie e dall'egemonia tedesca, ma come vera unione dei popoli europei, basata su una democrazia effettiva e operante.

Si è trattato di un referendum contro l'ultimatum imposto dai cosiddetti “creditori internazionali” al governo greco; vale dire, un referendum contro le misure, imposte alla Grecia, in primo luogo, dal Fondo Monetario, dall'Eurogruppo e dal governo tedesco (conservatori e socialdemocratici, in Germania, governano insieme, bene ricordarlo), tutte coerenti con l'approccio monetaristico, tecnocratico e neo-liberista dell'attuale direzione politica dell'Unione Europea. In Grecia, il 65% degli aventi diritto si è presentato alle urne e l'OXI - NO - ha vinto “a valanga”, sfiorando il 62%, con punte superiori al 70% nelle regioni a più forte insediamento popolare e di classe, più povere. Da Maastricht in avanti, la prima sconfitta “sul campo” del neo-liberismo europeo. Un NO storico.

Un NO che insegna, se è vero ciò che abbiamo richiamato sin qui, almeno (ma soprattutto) 5 cose:

1. L'ordine neo-liberale imposto dai Trattati e dall'egemonia tedesca e delle oligarchie finanziare, si può sconfiggere. Il “neo-liberismo” non è un destino naturale, un compimento auto-evidente, un esito della storia; né tanto meno la “fine della storia”. La vulgata neo-liberista che ci hanno imposto come una vera e propria cappa ideologica, cornice dominante, espressione dell'odierna articolazione dei rapporti di forza e dell'attuale composizione delle classi dirigenti europee, può essere sconfitta. In Grecia, con il NO, È Stata Sconfitta. Si apre la strada impervia della prospettiva dell'altra Europa.

2. Le masse popolari possono fare la storia: anzi, fanno la storia. Partecipazione ai seggi, esito del voto, risultato persino al di là delle previsioni, propaganda attiva per il sì non solo della Germania, ma addirittura della Commissione Europea e di tutte (tutte) le tecnocrazie comunitarie, terrorismo psicologico, politico e mediatico e manipolazione delle informazioni e, perfino, dei sondaggi, non hanno prodotto l'esito da “lorsignori” auspicato. Le masse popolari e le forze progressive hanno resistito e hanno vinto. È un passaggio storico che apre una prospettiva inedita, segnata dalle masse.

3. La “sinistra” si ri-appropria della sua “parola”. La vittoria del NO segna infatti uno spartiacque chiaro: intanto tra europeismo democratico ed anti-europeismo demagogico (non si votava contro l'Unione Europea e contro l'Euro) e quindi più profondamente tra la sinistra della democrazia, della solidarietà tra i popoli e della giustizia sociale in Europa e la destra del razzismo, della divisione tra i popoli e dell'egoismo individuale. È evidente la differenza tra chi ha condiviso, sin dall'inizio, la battaglia di Syriza in Grecia (e, domani, di Podemos in Spagna) e chi ha cercato solo di trarne beneficio nella politichetta nazionale. Contro le destre e le socialdemocrazie, rinasce la Sinistra.

4. Il mondo è molto più ampio del suo margine europeo. Dal primo momento, e a maggior ragione nel corso delle trattative, Syriza ha aperto porte e finestre ad un europeismo ed un internazionalismo di tipo nuovo: rifiutando le imposizioni della Trojka, ripudiando le sanzioni europee contro la Russia, aprendo un dialogo inedito con la Russia e la Cina, ridando freschezza e spessore alla parola “Mediterraneo”, dialogando con Venezuela e LatinAmerica, ispiratori di progresso e giustizia sociale.

5. Eppoi Tsipras è un “ragazzo di Genova”, si è venuto formando, politicamente, come tanti di noi, anche con il movimento dei Social Forum e l'altermondialismo, rappresenta per la mia generazione la conquista del campo della politica delle istanze della trasformazione. Siamo come ad un nuovo inizio.

sabato 4 luglio 2015

Mille piazze per la democrazia: un grande OXI

"Atene chiama, Napoli risponde": www.facebook.com/napolicontsipras

Qualcuno sottolinea i richiami “storici” del suo discorso, quelli che rimandano alla Grecia dov'è nata la democrazia, dove la “polis” si è formata, dove una forma di “potere del popolo” è stata, per la prima volta, sperimentata. Ed oggi gli occhi di tutta Europa tornano sulla Grecia e la Grecia, con il suo referendum, ha già conseguita la sua vittoria, perché la decisione del popolo, in un senso o nell'altro, non potrà essere ignorata, se non al prezzo di una violazione del patto democratico europeo, troppo grave per passare sotto silenzio e troppo lacerante per immaginare, anche soltanto, che non produca conseguenze, distruttive, destabilizzanti.

Qualche altro rimarca i richiami al “coraggio”, alla “determinazione”, alla “gioia”: con tutte quelle parti del suo discorso in cui invita il popolo greco a resistere, a dismettere l'abito del timore e della paura, a non cedere alle minacce e alle intimidazioni, ai ricatti e agli ultimatum, a rigettare e respingere la campagna di odio e di divisione del popolo, di paura e di vero terrorismo politico che le oligarchie, la finanza, i poteri forti del neoliberismo, interno ed europeo, hanno suscitato; segnando, al contempo, con il suo discorso, un vero e proprio spartiacque, tra la sinistra, della democrazia e della speranza, dell'Europa dei popoli e della solidarietà, e la destra, anti-solidale e anti-europea, indifferente ai destini dei popoli e dei lavoratori d'Europa, così affine, nella sua demagogia, alla propaganda delle tecnocrazie liberiste, che minacciano l'uscita della Grecia dall'euro e dalla stessa Unione Europea, in caso di vittoria dell'OXI - NO - al referendum popolare.

Qualche altro, infine, si spinge a richiamare precedenti illustri, definendo Alexis Tsipras uno “statista”, sottolineando il carattere, al tempo stesso, patriottico e solidale, mai corporativo o sovranista, del suo discorso, rievocando persino, per quel passaggio sulla democrazia da portare avanti e sulla paura da sconfiggere, la figura di Salvador Allende, colui che, con il suo tentativo di costruzione del “socialismo nella democrazia”, avrebbe suscitato panico ed eversione nel campo della destra e della oligarchia, ed avrebbe, al tempo stesso, ispirato, una generazione dopo, i percorsi di solidarietà ed emancipazione che si sarebbero incarnati nel processo per il socialismo del XXI secolo. Non a caso, dall'Ecuador, dal Venezuela, da Cuba in primo luogo, non sono mancati attestati di appoggio al popolo greco e alla sinistra al governo in quel Paese, a sostegno del NO all'ultimatum delle oligarchie, per un governo democratico dell'economia e del Paese.

Abbiamo avuto modo di seguire in diretta il discorso di Alexis Tsipras dalla storica Piazza Syntagma di Atene, davanti ad una folla di decine, centinaia di migliaia di persone, anche da Napoli, dove il corteo popolare, animato da oltre cinquemila persone, partito da Largo Enrico Berlinguer, ha concluso il suo percorso nella Piazza del Plebiscito, dove un altoparlante per gli oratori e un mega-schermo per la diretta, hanno consentito di combinare e comporre voci e colori di questa spettacolare prova di democrazia. Una occasione di partecipazione vera, entusiasta, popolare, che ha stabilito una connessione reale non solo con Piazza Syntagma, ma con le altre circa cento piazze italiane collegate in diretta, tra di loro e con Atene, e con le  decine e decine di mobilitazioni che, in tutta Europa, hanno portato migliaia e migliaia di persone in piazza, per questa vera e propria “primavera” della democrazia europea. Non c'è stato praticamente Paese in Europa, che non abbia alzato la sua voce a sostegno di Syriza, del popolo greco e del suo OXI: basta anche solo scorgere, per un'idea, la mappa interattiva.

Niente a che vedere, dunque, con le strumentalizzazioni anti-europee delle varie destre demagogiche, alla Salvini e Grillo, in Italia, all'Alba Dorata o Front Nationale, in Europa: non si tratta di un referendum “contro”, ma di un referendum “per”, un OXI  - NO - all'austerity e al neoliberismo delle tecnocrazie europee e dell'egemonismo tedesco, non contro l'euro e contro l'Europa, ma per un'altra direzione economica, per un'altra prospettiva di sviluppo e per un'Europa dei suoi popoli, della “democrazia nella solidarietà”. Nelle parole di Tsipras: «L'Europa che abbiamo conosciuto, l'Europa con i suoi valori fondativi, non ha niente a che vedere con tutto ciò che stiamo subendo. Oggi a quest'ora tutta l'Europa ha gli occhi su di voi, sul popolo greco, sui tre milioni di poveri e su tutti i disoccupati. Oggi tutto il pianeta ha gli occhi su Piazza Syntagma, sulle piccole e grandi piazze della nostra patria, sul luogo dove la democrazia è nata. Ridiamo un'altra occasione alla democrazia per farla tornare in Europa, perché l'Europa possa tornare ai suoi valori fondativi, che per tanti anni non ha applicato e ha costretto i popoli a fare scelte che vanno contro la loro volontà».

Da due giorni, campeggia, sul Palazzo del Municipio di Napoli, uno striscione con un messaggio chiaro: Napoli è con la Grecia, «l'Europa si costruisce con i suoi popoli». Ancora con Tsipras: «Nessuno ha il diritto di minacciare che taglierà la Grecia fuori dal suo luogo naturale, nessuno ha il diritto di minacciare che dividerà l'Europa. La Grecia - la nostra patria - è, è stata e rimarrà la culla della civiltà europea. Da questo luogo, qui, dice la mitologia, Zeus ha rapito Europa. Ora i tecnocrati vogliono di nuovo portare via Europa. Noi diciamo no, non lasceremo l'Europa nelle mani di quanti vogliono rapirla dal suo passato democratico, dai valori della solidarietà e del rispetto reciproco». Napoli, con tutta l'Italia e tutta l'Europa democratica, sarà ancora in piazza, domenica prossima, partecipando e condividendo la mobilitazione del popolo greco.

giovedì 2 luglio 2015

Napoli con il popolo greco, a fianco di SYRIZA



Napoli è sempre più al centro della mobilitazione con il popolo greco e a sostegno del governo di sinistra di Syriza e di Alexis Tsipras.

Raccogliendo l’appello internazionale per una settimana di mobilitazione in tutta Europa, per affermare la voce e i diritti dei popoli e degli oppressi contro le pretese e i ricatti delle oligarchie e della finanza, Napoli è scesa in piazza sin da subito, lo scorso 30 giugno, quando alcune migliaia di persone hanno animato un presidio di solidarietà presso la Piazza del Municipio del capoluogo partenopeo.

Una manifestazione ricca e plurale, in cui consistente e significativa è stata la presenza delle organizzazioni della sinistra (da Rifondazione Comunista ai Comunisti Italiani, dai comitati de l’Altra Europa a SEL, dalle associazioni politiche, tra cui “Sinistra Lavoro”, e della cittadinanza attiva, dalle forze del sindacalismo conflittuale a diverse realtà di lotta e di movimento, collettivi militanti e reti sociali, antifasciste, antirazziste), ma anche di altre forze politiche, diverse per connotazione e collocazione, che pure hanno fatto della battaglia contro il debito pubblico uno dei loro cavalli di battaglia, come, ad esempio, il Movimento 5 Stelle.

Una presenza significativa, quest’ultima, in piazza; quasi impalpabile, invece, nel successivo appuntamento della settimana di mobilitazione, convocato da reti e collettivi, e tenuto presso l’ex OPG, “Je So’ Pazzo”, a Materdei, quartiere popolare del centro partenopeo, lo scorso 1 Luglio, dove pure si sono radunate decine e decine di persone, ed in cui i compagni e le compagne dello spazio occupato e recuperato, a destinazione sociale e fruizione collettiva, hanno ben saputo introdurre i lavori, animati dalla relazione e dalle conclusioni, dopo l’intenso e appassionato dibattito, da parte di Argiris Panagopoulos, antenna italiana di Syriza.

Netto e preciso il suo messaggio, una vera e propria “lezione di politica” per le realtà del fronte democratico, progressista e rivoluzionario che, in Italia, cercano un nuovo percorso e provano una inedita convergenza.

La netta opposizione di Syrizia, in uno con il popolo greco, a subire il ricatto del debito o ad impegnare le proprie risorse nel ripagare debito e interessi anziché fare fronte alle primarie necessità e ai fondamentali bisogni della popolazione.

L’importante crescita del consenso popolare intorno a Syrizia, che non solo ha saputo connettersi, sentimentalmente e concretamente, con i bisogni sociali e le aspirazioni universali, di dignità, giustizia e autodeterminazione, del popolo greco, ma ha anche saputo fronteggiare l’assedio con cui, soprattutto, il Fondo Monetario e l’Eurogruppo, hanno tentato di spezzarne la resistenza.

L’esigenza di superare il dualismo tra il “politico” e il “sociale”, trascendendo le divisioni e le incrostazioni del passato e facendo emergere, a partire dalle mobilitazioni popolari e le pratiche di di conflitto e di mutualismo, un nuovo contesto unitario e avanzato per la sinistra politica e sociale.

Il compito di andare avanti, per un grande OXI – NO – al ricatto dell’austerity e alla morsa del debito, con cui disegnare una storia nuova per la Grecia e designare l’opposizione popolare alla costruzione monetarista di questa “Unione Europea”.

Unito a quello di fare di questa battaglia una vera, autentica, battaglia democratica e popolare, in cui ampliare la rete delle alleanze politiche e sociali sul terreno della democrazia e della giustizia sociale, ed attorno alla quale fare vivere l’obiettivo di un’altra economia e di un altro modello di sviluppo; una battaglia nella quale non c’è spazio né per pulsioni sovraniste e nazionalitarie, né per corrosioni qualunquiste o demagogiche, xenofobe o razziste.

Come ha richiamato lo stesso Panagopoulos: «Grillo, scherzi e populismo a parte, in Grecia non si vota per l’euro ma contro l’austerità e per la ricostruzione della nuova Europa dei suoi popoli, democratica, solidale e con una maggiore giustizia sociale. Il governo di Tsipras ha chiuso i CIE, ha dato la cittadinanza ai figli degli immigrati e ha votato una legge per la costruzione di una moschea ad Atene.

«Grillo, in Parlamento europeo i tuoi deputati si trovano proprio di fronte agli europarlamentari di SYRIZA. I tuoi europarlamentari si immischiano – a dir poco – con razzisti e xenofobi e tu stesso hai dimostrato ripetutamente il tuo disprezzo verso gli immigrati.

«Grillo, il popolo greco e Tsipras lottano nelle strade e nelle piazze. Non mandano mail di protesta, organizzano lotte con i lavoratori, i disoccupati, i precari, hanno fatto scioperi con le organizzazioni dei lavoratori, quei sindacati che tu odi profondamente. Tsipras e il popolo del “NO” abbiamo scelto da quale parte stare».

La mobilitazione napoletana per il popolo greco, a fianco di Syriza, continua venerdì, 3 luglio, con presidio e corteo da Largo Enrico Berlinguer (qui). Una nuova occasione democratica, popolare e moltitudinaria, per dire ancora NO al liberismo e alla austerity, e il nostro SI alla autodeterminazione, ai diritti dei popoli e alla giustizia sociale.