martedì 9 aprile 2019

Beirut, IV Conferenza Mediterranea della Sinistra Europea

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Si è conclusa, domenica 31 Marzo 2019, la IV Conferenza Mediterranea della Sinistra Europea, che si è svolta presso il Commodore Conference Center, a Beirut, in Libano. Si è trattato di tre giorni di lavoro particolarmente intensi ed efficaci, che hanno visto la presenza e la partecipazione attiva di oltre 50 delegati internazionali, provenienti da tutta la regione del Mediterraneo, con rappresentanze della Sponda Nord e delegazioni della Sponda Sud, convenute nella capitale libanese per incontrarsi e confrontarsi, in quella che può essere definita, nel panorama delle organizzazioni che compongono lo spettro politico dell’Unione Europea, una delle piattaforme strutturate più coinvolgenti dell’intero contesto regionale. 

La Conferenza Mediterranea è una iniziativa promossa dal Partito della Sinistra Europea e dai suoi partner regionali, insieme, in un sforzo comune di co-progettazione e di co-elaborazione: la Sinistra Europea rappresenta ad oggi decine di partiti e di organizzazioni politiche progressiste, socialiste e comuniste, del continente europeo, dall’Atlantico agli Urali, dalla Scandinavia al Mediterraneo, che, nel loro insieme, rappresentano la sinistra dello scenario politico europeo, che si unisce nella comune battaglia progressista ed antimilitarista, anti-capitalista e contro il neo-liberismo, i suoi dispositivi e le sue strutture, e che si riconosce sostanzialmente, in termini di rappresentanza istituzionale, nel gruppo del GUE - NGL (Sinistra Unita Europea - Sinistra Verde Nordica) al Parlamento Europeo. La piattaforma comune che la Conferenza Mediterranea viene a delineare è, in effetti, molto più ampia e articolata, dal momento che raccoglie insieme un gran numero di formazioni politiche progressiste e comuniste dei Paesi della Sponda Sud, dalla Tunisia all’Egitto, dalla Turchia al Libano, fino alla Siria e all’Iraq, passando ovviamente per la Palestina.  

La Conferenza Mediterranea, giunta quest’anno alla sua quarta edizione, ha avuto in Beirut una sede di particolare risalto simbolico e nel Libano una accoglienza aperta e calorosa: Beirut è un’antica capitale del mondo ottomano, la città dove hanno preso vita movimenti di resistenza e di liberazione di grande portata, tanto in prospettiva storica quanto in termini politici, e il Libano un luogo simbolo delle contraddizioni del Vicino Oriente e del Mediterraneo: come è stato detto, durante una delle relazioni alla conferenza, da Kostadinka Kuneva, dalla Grecia, «il Mediterraneo unisce tre continenti, l’Europa, l’Asia e l’Africa, e collega popoli e culture, lingue e religioni. Il Mediterraneo conserva una vocazione e una identità di pace e di cooperazione tra i popoli, ed è stato storicamente la culla di culture e di idee che hanno attraversato l’Europa, l’Africa e il Vicino Oriente, ma oggi appare sfigurato dagli interessi delle potenze imperialistiche e da fin troppe guerre e violazioni, dalla occupazione israeliana della Palestina all’oppressione del popolo kurdo, dalla continua occupazione e colonizzazione del Sahara Occidentale all’occupazione turca di Cipro Nord» e le conseguenti migrazioni di massa, con la tragedia di migliaia e migliaia di morti nel Mediterraneo. 

Questo è un po’ il nucleo della sperimentazione avviata dalla Sinistra Europea con le sue Conferenze Mediterranee: una piattaforma di interazione e di cooperazione tra le sponde Nord e Sud del nostro mare, che prova a dare concretezza all’ormai annosa intuizione di un piattaforma progressista europeo-mediterranea, e, al tempo stesso, un luogo aperto e attraversabile in cui confrontare prospettive e visioni, condividere esperienze di lotta e pratiche di resistenza, definire approcci condivisi e iniziative comuni, a livello, appunto, europeo e mediterraneo. La stessa articolazione dei panel tematici della tre giorni ha inteso confermare questo approccio, di analisi e iniziativa rispetto a quelli che, un tempo, venivano definite come le «questioni globali»: il moderno carattere dell’imperialismo e le lotte di resistenza per la liberazione sociale e nazionale; il fenomeno epocale delle moderne migrazioni di massa e le questioni aperte della accoglienza e della inclusione; un approccio progressista al diritto dei popoli all’autodeterminazione; le lotte sociali e democratiche dei popoli nella regione e le lotte delle donne nel Mediterraneo; ma anche le politiche neo-liberali e gli accordi commerciali e i conflitti per l’energia e le risorse strategiche nell’area. 

Come ha sottolineato nelle conclusioni Maite Mola, che coordina le questioni internazionali del complesso della Sinistra Europea, restano di fronte a noi le grandi questioni dell’autodeterminazione dei popoli, della lotta per la pace e contro la guerra, del ruolo decisivo delle donne nelle lotte di liberazione sociale e nazionale. Grandi questioni, appunto, che attraversano tutto il «continente mediterraneo», e dalla cui soluzione, in un senso o nell’altro, dipende il profilo che assumerà la regione e il destino dei popoli dell’area.