mercoledì 8 settembre 2021

Una storia lunga un secolo, cento anni di lotte per la libertà e la giustizia

Foto di Gianmarco Pisa


Promossa da Infinitimondi, “bimestrale di pensieri di libertà”, in collaborazione con l’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, dell’Antifascismo e dell’Età contemporanea “Vera Lombardi”, e insieme con la FILLEA-CGIL, l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e l’Archivio di Stato di Napoli, nonché con il patrocinio morale della Città Metropolitana di Napoli, si è aperta ieri, 7 Settembre, la rassegna fotografica e documentaria dedicata al «PCI 1921-2021: Scene di una buona storia. Napoli e la Campania attraverso le immagini di cento anni di lotte per la libertà e la giustizia», basata, a sua volta, sui materiali fotografici dell’Archivio di Mario Riccio, storico giornalista e fotoreporter di Paese Sera e dell’Unità.

Si tratta di una delle più incisive rassegne, articolata attraverso un’ampia mostra fotografica e documentaria e una serie di eventi, incontri, riflessioni, conferenze e dialoghi, organizzate in occasione della storica ricorrenza del centenario della fondazione del Partito Comunista in Italia (1921 - 2021), con un sguardo, stavolta, del tutto peculiare e rilevantissimo, sia dal punto di vista storico e politico, sia sotto il profilo sociale e culturale, vale a dire dal punto di vista di Napoli, della Campania e del Mezzogiorno, un’occasione intrigante e preziosa per rivedere un ampio pezzo di storia del movimento operaio e democratico, e, in generale della sinistra e delle forze di progresso, del Mezzogiorno, in un lungo arco di tempo che va a coprire, di fatto, l’intero “secolo breve”, dal fascismo alla guerra, alla Resistenza e alla Liberazione, e poi, con uno sguardo assai penetrante, la lunga parabola del dopoguerra e della ricostruzione, delle lotte operaie e contadine, della faticosa costruzione della democrazia e della lotta per una democrazia più matura, per una libertà e una giustizia più grande per la classe operaia, per i lavoratori e le lavoratrici, per le donne e gli uomini.

Su questo punto vale forse la pena di interrogarsi, se è vero che, soffermandosi di fronte alle foto e ai documenti di archivio che arricchiscono la mostra e soppesando gli spunti e le riflessioni offerte dagli incontri e dai dialoghi “a margine”, proprio questo tema si affaccia come centrale, quasi assillante: libertà e giustizia insieme, la più solida giustizia sociale, per aprire spazi alla più vasta e più matura libertà, e all’emancipazione dei soggetti storicamente tenuti ai margini della vita del Paese, dai suoi centri decisionali e dai suoi luoghi di potere, anzitutto economico; e, al contempo, la libertà animata dal sentire collettivo, dall’etica della responsabilità e dal dovere dell’inclusione, per ricostruire di continuo terreni di solidarietà, di fratellanza, appunto, di giustizia.

Per questo motivo, la mostra, patrocinata, come detto, dalla Città Metropolitana di Napoli e ospitata nella suggestiva cornice del Complesso Monumentale di Santa Maria la Nova, a Napoli, non è solo (e forse neanche prevalentemente) occasione di lettura storica e di ricostruzione storiografica degli eventi legati al movimento socialista e comunista, e alla storia grande e complessa, del PCI, nei vari tornanti del XX secolo; ma è soprattutto una mostra “politica”, attraversando la quale colpiscono soprattutto le immagini di manifestazioni di massa e i volti, tantissimi, e nella quale si colgono tensioni e inquietudini che la rendono attuale e vibrante.

Il tema della centralità della politica, anzitutto: della centralità cioè delle grandi tensioni ideali e delle ampie visioni strategiche capaci di traguardare, al tempo stesso, un orientamento generale della società nel suo complesso e il governo di mille città e di mille territori; il tema della politica come luogo della partecipazione e della costruzione di una prospettiva più ampia e più avanzata, come spazio della comunità e della polis, della cittadinanza e della democrazia, davvero urgente più che mai, in un tempo, quello presente, sfregiato da discriminazioni e diseguaglianze, da qualunquismi e populismi delle più diverse risme e declinazioni.

Il tema, poi, dei luoghi e delle forme dell’organizzazione, con uno sguardo, ben colto nel materiale fotografico e documentario, al movimento di massa che ha animato tante lotte per il lavoro, per i diritti, per la democrazia (e pare evidente l’antica e sempre attuale lezione della intersezione tra lotta sociale e lotta democratica, ma anche quella della indivisibilità dei diritti, di tutti i diritti per tutti e per tutte, i diritti di libertà e di parola, di espressione e di partecipazione, del lavoro e della protezione sociale, e, pensando alle grandi contraddizioni del nostro tempo, dell’ambiente e dell’ecosistema, delle comunità e dei soggetti nella sfera mediatica e nello spazio digitale), e alle organizzazioni di massa (il partito, il sindacato, l’associazionismo) che hanno costituito, per di più, una vera scuola di formazione politica, anzi, una “scuola di democrazia”, per intere generazioni.

Per nulla, in definitiva, una mostra rivolta al passato, come ha scritto, tra gli altri, Gianfranco Nappi, fondatore della rivista Infinitimondi, tra i principali animatori della rassegna: mettendo tra parentesi quella storia, «si è portato anche un colpo alla stessa democrazia, la si è esposta, la si è privata di alcune delle sue radici, di una delle sue componenti fondamentali, non data da partiti e sindacati assunti in astratto, ma visti nella loro capacità di fare e farsi società». Viceversa, una mostra che interroga insistentemente i turbamenti del presente e le ansie del futuro, perché, ancora, resta «del tutto aperta e urgente la ricerca del come, con chi e per cosa di una soggettività politica nuova, che sappia fare, in questo tempo nostro, con la testa e le speranze delle donne e degli uomini di oggi, ciò che quel partito ha saputo fare lungo l’arco non breve del suo percorso. L’opposto di una chiusa nostalgica, ma, invece, l’idea di una storia che, nonostante tutto, continua, testardamente, a interrogarci». Aperta sino al prossimo 11 settembre, la mostra, il cui programma è visionabile online, si chiuderà infatti con la conferenza «Sul PCI ieri | Sulla sinistra necessaria oggi: per un mondo nuovo di idee».