mercoledì 30 agosto 2023

I BRICS, attraverso la documentazione ufficiale, guardando al 2024.


Palácio do Planalto, Sessão plenária ampliada, BRICS, 23.08.2023, CC BY-ND 2.0:
https://flickr.com/photos/palaciodoplanalto


Il recente vertice dei Paesi BRICS in Sudafrica, da buona parte degli osservatori giustamente definito «storico», ha segnato una tappa di sviluppo particolarmente significativa nell’evoluzione delle relazioni all’interno della piattaforma e, in generale, nella prospettiva della cooperazione sud-sud e degli equilibri internazionali. Una chiara indicazione di tali conseguimenti è contenuta nella comunicazione diramata dalla presidenza sudafricana del vertice con la quale, lo scorso 24 agosto, sono stati annunciati i più importanti risultati conseguiti: si è deciso «di incaricare i Ministri delle Finanze... di prendere in esame la questione delle valute locali, degli strumenti e delle piattaforme di pagamento»; si è raggiunto un accordo «sui principi-guida, gli standard, i criteri e le procedure del processo di espansione dei BRICS» vale a dire della trasformazione progressiva dei BRICS in un vero e proprio BRICS+ con l’ingresso di nuovi Paesi. Si è deciso poi, a conclusione del vertice, di «invitare la Repubblica Argentina, la Repubblica Araba d’Egitto, la Repubblica Federale Democratica dell’Etiopia, la Repubblica Islamica dell’Iran, il Regno dell’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti a diventare membri a pieno titolo dei BRICS dal 1° gennaio 2024» e di «sviluppare ulteriormente il modello di partenariato dei BRICS e un elenco di ulteriori Paesi potenziali partner», in modo da ampliare il numero di Paesi che entreranno a fare parte di questo sistema.

La portata, sia in termini economici e politici, sia in termini strategici generali, di tali sviluppi, è notevolissima: questo insieme di Paesi, oggi Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, dal 2024 allargato ad Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, verrà a costituire una piattaforma di alleanza e di cooperazione di amplissima portata internazionale, diversa e, potenzialmente, alternativa, al sistema di alleanze politico-militari guidato dagli Stati Uniti e dai partner occidentali, e si doterà di strumenti politici ed economici innovativi, come indica l’obiettivo della verifica degli strumenti e delle piattaforme di pagamento, vale a dire della possibilità di rafforzare i rapporti commerciali e finanziari all’interno dell’area BRICS nelle valute nazionali, escludendo il dollaro e immaginando anche, in prospettiva, una nuova valuta di riferimento, quella che sulla stampa è stata definita «de-dollarizzazione». Il disegno di una diversa architettura delle relazioni internazionali, basata sul multilateralismo e la prospettiva del mondo multipolare, alternativo all’unipolarismo e all’egemonismo del sistema di alleanze politico-militari guidato dagli Stati Uniti, è emerso in più momenti del vertice. 
 
Come ha indicato il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, «esiste uno slancio globale verso l’utilizzo delle valute locali, verso accordi finanziari e sistemi di pagamento alternativi. Come BRICS, siamo pronti ad esplorare opportunità per migliorare la stabilità, l’affidabilità e l’equità dell’architettura finanziaria globale». Il presidente brasiliano Lula ha messo in evidenza la portata strategica del vertice, segnalando che «invece di aderire alla logica della concorrenza, che impone le alleanze e alimenta la sfiducia, dobbiamo rafforzare la cooperazione... Il mondo è più complesso della mentalità da guerra fredda che alcuni vogliono restaurare e, d’altra parte, un mondo con benessere per tutti è possibile solo con un ordine internazionale più inclusivo e solidale». Il presidente russo Vladimir Putin, facendo eco ai principi dei BRICS, ha ricordato che questi «non sono in competizione con nessuno e non si oppongono a nessuno». Lo stesso presidente cinese, Xi Jinping, ha auspicato che «più Paesi si uniscano ai BRICS per condividere gli sforzi con l’obiettivo di rendere la governance globale più giusta ed equa».

Come definito nella piattaforma, i BRICS rappresentano un partenariato composto da cinque Paesi e mercati-guida emergenti, basato su storici legami di amicizia, solidarietà e interessi comuni. Insieme, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica rappresentano più del 42% della popolazione mondiale, il 30% della superficie mondiale, il 23% del PIL globale e il 18% del commercio globale. I tre pilastri della cooperazione organizzata nel contesto di questo partenariato sono i seguenti: 1) la cooperazione politica e di sicurezza («i BRICS sono un partenariato di Paesi influenti che sostengono il multilateralismo inclusivo. Un’ONU riformata è al centro di una visione condivisa tra i BRICS per un’architettura politica, economica e finanziaria globale ristrutturata che rifletta il mondo attuale e sia più equa, bilanciata e rappresentativa»); 2) la cooperazione economica e finanziaria («la forza economica d’insieme dei BRICS può fungere da catalizzatore per una ripresa economica globale sostenibile e per rispondere alle sfide legate all’insicurezza alimentare ed energetica» e «la Nuova Banca per lo Sviluppo, fondata nel 2015, svolge un ruolo catalizzatore nel fornire sostegno finanziario ai mercati emergenti e ai Paesi in via di sviluppo per colmare il divario infrastrutturale e per lo sviluppo sostenibile»); infine, 3) la cooperazione culturale e «people-to-people», che potremmo tradurre come “reciproca e paritaria”, nel senso di promuovere accordi e intese nei settori della cultura, dell’istruzione, dello sport, delle scienze e della tecnologia.

Se questo è, dunque, il profilo dei BRICS, una piattaforma di partenariato composta da Stati diversi in termini di caratteristiche politico-istituzionali e configurazioni economico-sociali, basata sul rispetto dei rispettivi approcci nazionali allo sviluppo e sulla prospettiva del «multilateralismo inclusivo», l’orientamento di tali Paesi nei confronti delle grandi questioni internazionali del nostro tempo è stato delineato nella Dichiarazione finale del vertice (la Seconda Dichiarazione di Johannesburg, 23 agosto 2023). Sulla questione generale dei diritti umani, la dichiarazione (§6) sottolinea «l’esigenza di tutti i Paesi di cooperare ai fini della promozione e della protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, sulla base dei principi dell’eguaglianza e del rispetto reciproco», nonché l’impegno a «continuare a trattare tutti i diritti umani, compreso il diritto allo sviluppo, in maniera rispettosa e paritaria, con il medesimo approccio e la medesima enfasi, [nonché] a rafforzare la cooperazione sulle questioni di interesse comune, sia nell’ambito dei BRICS, sia nei vari consessi multilaterali, compresa l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e il Consiglio dei Diritti Umani, tenendo in considerazione la necessità di promuovere, proteggere e concretizzare i diritti umani in maniera non selettiva, non politicizzata, costruttiva e senza doppi standard». 
 
Si tratta di una lettura e di un approccio alternativi alla visione dei diritti umani prevalente in Occidente e largamente diffusa presso le cancellerie occidentali: l’importanza e l’eguale enfasi su «tutti i diritti umani», dunque non solo i diritti civili e politici, ma anche i diritti economico-sociali e culturali, oltre che, chiaramente, i diritti dei popoli e degli ecosistemi; non solo le (decisive) libertà civili e politiche ma anche le (fondamentali) questioni dell’avanzamento dello sviluppo e dello sradicamento della povertà; i presupposti della eguaglianza sovrana tra gli Stati e della non-ingerenza nelle questioni interne dei singoli Paesi, peraltro principi di base del diritto internazionale, del quale fin troppo spesso l’imperialismo occidentale, dal 1990 in avanti, ha fatto strame, con vere e proprie campagne di guerra e di aggressione, di cui sarebbe persino ridondante ripetere l’elenco; e, non meno importante, il rifiuto della logica del “doppio standard”, della politicizzazione e della strumentalizzazione della questione dei diritti umani per ragioni interne o come motivazione impropria di iniziative militari, di ingerenze, quando non di vere e proprie aggressioni.

A proposito della guerra, un passaggio significativo della dichiarazione è riservato alla guerra per procura che oppone attualmente gli Stati Uniti e la NATO, da un lato, e la Russia, dall’altro, in Ucraina, nel quale si ribadisce (§19) il sostegno alle «proposte di mediazione e di buoni uffici tese alla risoluzione pacifica del conflitto attraverso il dialogo e la diplomazia, tra le quali la missione di pace africana e il percorso verso la pace proposto dai Capi di Stato africani», la cosiddetta «Proposta africana di pace», che si basa su dieci punti tra i quali una rapida de-escalazione del conflitto; l’avvio di negoziati tra le parti; il rilascio dei prigionieri di guerra e il ritorno dei bambini alle loro case in condizioni di sicurezza; un ampio supporto umanitario; la ricostruzione; e, base di tutto, il rispetto dei principi fondamentali sanciti nella Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale, insieme con il bisogno urgente di riconoscere le legittime aspettative di sicurezza di tutti i Paesi coinvolti.

Si tratta di un approccio basato sui principi del diritto e dell’equilibrio nelle relazioni internazionali: non il generico «ordine internazionale basato sulle regole», proposto dagli Stati Uniti e i loro partner, in cui la Carta delle Nazioni Unite è di fatto bypassata, ma un sistema di relazioni basato sulla uguaglianza sovrana tra gli Stati, il diritto di autodeterminazione nei rispettivi percorsi nazionali di sviluppo, il principio di non-ingerenza. Quanto ad un altro versante di conflitto, vale a dire la questione del nucleare iraniano, anche in questo caso la dichiarazione propone un percorso alternativo rispetto a quello sostanzialmente aggressivo avanzato da una parte delle cancellerie occidentali (§21), ribadendo «l’esigenza di risolvere la questione del nucleare iraniano attraverso strumenti pacifici e diplomatici in linea con il diritto internazionale, [nonché] l’importanza di preservare la JCPOA e la Risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza ai fini della non-proliferazione».

La prospettiva multilaterale, prima ancora dell’orientamento verso il mondo multipolare, è la chiave di volta della risoluzione dei conflitti, a partire dall’eguaglianza tra le nazioni, sulla base di un approccio politico e diplomatico. Tale presupposto informa di sé anche un altro passaggio di grande importanza della dichiarazione, inerente alla proposta di riforma del sistema delle Nazioni Unite. In base al §7 del documento, infatti, si fa esplicito riferimento ad una «riforma complessiva delle Nazioni Unite, compreso il suo Consiglio di Sicurezza, tesa a renderlo più democratico, rappresentativo, efficace ed efficiente, e a incrementare la rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo tra i membri del Consiglio di Sicurezza, affinché possa adeguatamente dare risposta alle sfide globali emergenti e sostenere le legittime aspirazioni dei Paesi emergenti e in via di sviluppo dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, tra i quali il Brasile, l’India e il Sudafrica, a svolgere un ruolo maggiore nelle questioni internazionali, in particolare nel sistema delle Nazioni Unite, ivi compreso il suo Consiglio di Sicurezza».

Un altro, fondamentale, contenuto della dichiarazione riguarda le grandi questioni dello sviluppo e della tutela dell’ecosistema. Da un lato si tratta, come segnala il §53, della «importanza di implementare gli Obiettivo dello Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, in maniera integrata e olistica, tra l’altro attraverso lo sradicamento della povertà e il contrasto al cambiamento climatico, promuovendo, al tempo stesso, un impiego sostenibile della terra e una gestione sostenibile dell’acqua, nonché la conservazione della biodiversità». Dall’altro, come indica il §54, si sottolinea «l’importanza della cooperazione internazionale ai fini della protezione della biodiversità e delle questioni inerenti alla gestione sostenibile delle risorse naturali», dando enfasi, anche in questo caso, ai contesti multilaterali e alle convenzioni internazionali dedicate, tra cui la Convenzione sulla Biodiversità, l’implementazione del Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal (Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework), la Convenzione delle Nazioni Unite per il contrasto alla desertificazione. Anche sotto questo versante, dunque, un’alternativa, basata sugli strumenti della politica e il rilancio dei contesti multilaterali nelle relazioni tra gli Stati, all’unilateralismo e all’egemonismo tipici dell’imperialismo occidentale.

 
Riferimenti:

BRICS Chair President Cyril Ramaphosa’s Media Briefing Remarks Announcing the Outcomes of the XV BRICS Summit, 24 Agosto 2023:
https://brics2023.gov.za/2023/08/24/brics-chair-president-cyril-ramaphosas-media-briefing-remarks-announcing-the-outcomes-of-the-xv-brics-summit

Lula: “Un mondo con benessere per tutti è possibile solo con un ordine internazionale più inclusivo e solidale”, l'AntiDiplomatico, 24 Agosto 2023:
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lula_un_mondo_con_benessere_per_tutti__possibile_solo_con_un_ordine_internazionale_pi_inclusivo_e_solidale/5694_50588

“China's Xi calls for accelerated BRICS expansion”, Reuters, 23 Agosto 2023:
https://www.reuters.com/world/chinas-xi-calls-accelerated-brics-expansion-2023-08-23

BRICS South Africa Chair 2023, Evolution of BRICS:
https://brics2023.gov.za/evolution-of-brics

BRICS South Africa Chair 2023, Three Pillars of Cooperation:
https://brics2023.gov.za/three-pillars-of-cooperation

BRICS, «Seconda Dichiarazione di Johannesburg» (Johannesburg II Declaration. BRICS and Africa: Partnership for Mutually Accelerated Growth, Sustainable Development and Inclusive Multilateralism, Sandton, Gauteng, South Africa), 24 Agosto 2023:
https://mid.ru/en/foreign_policy/news/1901504

South African Government, «African leaders seek a negotiated peace in Russia-Ukraine conflict», 19 Giugno 2023:
https://www.gov.za/blog/african-leaders-seek-negotiated-peace-russia-ukraine-conflict