domenica 24 settembre 2023

Una (non del tutto inutile) mappatura dei movimenti per la pace

Thomas Taylor Hammond (1920-1993)
University of Virginia CREEES - CC BY-SA 4.0
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Le mobilitazioni di questo autunno sono attraversate dalla ritrovata centralità del tema cruciale della guerra e della pace e segnate dalla ripresa di iniziativa, tra diverse realtà politiche e sociali, nel senso della «lotta contro la guerra e per la pace». Al contempo, la moltiplicazione di occasioni e di luoghi di iniziative sul tema può rendere difficile orientarsi nella galassia di sigle e di date sul calendario. Un rapida mappatura di ciò che si muove può dare un’idea, certamente sintetica e sommaria, delle realtà attive e delle proposte in azione.

Rete Italiana Pace e Disarmo, la rete di convergenza più ampia e rappresentativa del movimento pacifista, ha aderito alla manifestazione nazionale di Roma del 7 ottobre 2023 sul tema “La Via Maestra: insieme per la Costituzione”, con un documento (si può leggere qui) nel quale ricorda che «la guerra iniziata con l’aggressione russa miete vittime in Ucraina e nel mondo», esplicita la parola d’ordine del cessate il fuoco immediato, ribadisce che «le guerre e le armi ... non portano alla pace», ma non si esprime sulla questione delicata delle sanzioni (unilaterali e illegittime) contro la Russia.

I Disarmisti Esigenti, nati in risposta alla chiamata dell'appello di Stéphane Hessel ed Albert Jacquard ad «esigere un disarmo nucleare totale», hanno, tra le altre cose, promosso i “digiuni di coerenza pacifista”, con una piattaforma (si può leggere qui) in quattro punti: «non rifornire di armi e di aiuti militari l’esercito di Kiev, pur solidarizzando con il popolo martoriato dall’aggressione russa ...; avviare subito trattative di tregua e poi di pace con l’intervento dell’ONU ...; riduzione delle spese militari e rifiuto di ospitare vecchie e nuove bombe atomiche ...; revoca delle sanzioni energetiche contro la Russia».

La Rete contro la Guerra e il Militarismo ha promosso iniziative e manifestazioni a partire da una piattaforma (si può leggere qui) sulla base di quattro punti: rompere la pace sociale, organizzarci e lottare per la difesa dei nostri interessi di classe, contrapposti a quelli del capitale; opporci all’invio di armi all’Ucraina, all’aumento delle spese militari e ad ogni intervento militare italiano all’estero; opporci all’utilizzo di basi militari sui nostri territori per colpire la Russia; lo stop immediato alle sanzioni».

Analogamente, aree no-war, a partire dal Coordinamento per la pace - Milano, hanno promosso campagne e iniziative, recentemente a Milano una Tre Giorni per la Pace (22-23-24 settembre 2023) chiamando a raccolta «tutti coloro i quali ritengono che la pace non possa essere raggiunta tramite il continuo invio di armi, si oppongono alla linea di cobelligeranza del nostro governo, ... e chiedono di fermare la guerra promuovendo le trattative sotto l’egida dell’ONU».

In questo stesso frangente, almeno altre due iniziative di respiro nazionale sono state organizzate.

Quella avente a tema “Il Coraggio della Pace” (qui la piattaforma) nata da un appello promosso da cento firmatari iniziali «contro la militarizzazione dell’Europa, l’invio delle armi, per una soluzione diplomatica di pace al conflitto», anche in questo caso senza riferimenti espliciti alla questione delle sanzioni contro la Russia (Firenze, 23-24 settembre 2023); nonché quella, che pure ha avuto vasta eco sui social media, promossa da Michele Santoro e Raniero La Valle (qui la piattaforma), che pone l’accento sulla pace che «è politica, imperfetta e sempre a rischio; è assenza di violenza delle armi e di pratiche di guerra, vuol dire non rapporti antagonistici né sfide militari o sanzioni genocide tra gli Stati, implica prossimità e soccorso nelle situazioni di massimo rischio a tutti i popoli».

L’iniziativa di Michele Santoro e Raniero La Valle guarda anche a una ricaduta più propriamente politico-organizzativa. Come è scritto nella piattaforma, infatti, «la prima occasione in cui tutto ciò sarà messo alla prova saranno le elezioni europee. Risuona per l’Europa la domanda gridata da papa Francesco: “Dove vai Europa?”. Dove stai navigando, senza la bussola della pace? Il primo punto di un programma elettorale è per noi il rifiuto della creazione di un esercito europeo, erroneamente considerata, nell’attuale deriva politica, il naturale coronamento dell’unità europea».

D’altra parte, la stessa iniziativa “Il Coraggio della Pace” del 23-24 settembre scorsi ha lanciato la proposta di «dare vita ad una associazione, che sia il più plurale possibile, e che abbia la pace e il disarmo come punti cruciali per cui lottare».

Occasioni di sviluppo del dibattito e dell’iniziativa sono state predisposte poi dalle organizzazioni politiche: tra queste, il PAP Camp 2023 di Potere al Popolo dello scorso agosto, senza tuttavia alcun momento specifico, tra i workshop, dedicato alla guerra; e la Festa nazionale di Rifondazione Comunista (21-24 settembre) dove al tema della guerra sono stati dedicati diversi appuntamenti, la presentazione del libro “Enrico Berlinguer. La pace al primo posto”, il dibattito su “Media, Guerra e potere politico” (con Pablo Iglesias e Bifo), nonché il “monologo”, ancora di Michele Santoro, “Per un mondo senza guerra”.

A queste si aggiunge l’importante appuntamento del 21 ottobre per una mobilitazione generale a Pisa e in Sicilia contro la guerra, la militarizzazione, le occupazioni militari dei territori e le forme di militarizzazione e disciplinamento negli ambienti formativi (qui la piattaforma).

Né va dimenticato lo sciopero generale del sindacalismo di base indetto da ADL Cobas, CUB, SGB e SI Cobas il 20 ottobre, con la parola d’ordine, tra le altre, del «No alla guerra, No alle spese militari, No alla produzione e all’invio di armi» (qui la piattaforma).

Dunque, non si può fare a meno di notare due tendenze: da un lato, una moltiplicazione di iniziative e una ripresa di attenzione e di partecipazione sul tema, decisivo, della lotta contro la guerra e per la pace; dall’altro, l’estrema frammentazione e la perdurante divisione tra le realtà organizzate impegnate contro la guerra e per la pace. Al netto, chiaramente, delle differenze di lettura e di impostazione che pure permangono tra le forze del movimento.