lunedì 4 novembre 2019

Non-ingerenza e Auto-determinazione: a fianco dei popoli in lotta


Comunicato


Con una storica decisione, il Consiglio Comunale di Oslo, capitale della Norvegia, ha deliberato di vietare formalmente l’accesso agli appalti pubblici di beni e servizi provenienti dalle colonie israeliane nei Territori Palestinesi Occupati. 

La decisione rientra nel programma 2019-2023 del Consiglio Comunale di Oslo, fa parte di una iniziativa strategica, non congiunturale, ed è una iniziativa della maggioranza progressista al governo della città, una maggioranza formata dalla sinistra socialista, dai laburisti e dai verdi.

La decisione è significativa non solo per la sua portata generale, ma anche perché giunge a seguito di analoghe deliberazioni di altre città norvegesi: Oslo non è sola, è, ad oggi, la sesta città in Norvegia a vietare beni e servizi provenienti dagli insediamenti illegali, dopo Trondheim, Tromsø, Vaksdal, Hamar, Lillehammer e dopo il consiglio provinciale (contea) di Nordland. 

Tale posizione di diritto e di giustizia internazionale ha, recentemente, trovato una sua eco anche alle Nazioni Unite. In una relazione, l’esperto indipendente delle Nazioni Unite sui Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati, Michael Lynk, ha chiesto misure per impedire il commercio dei prodotti degli insediamenti coloniali israeliani, come passo verso la fine dell’occupazione illegale della Palestina. 

Anche il Consiglio Comunale di Napoli si è mosso in questa direzione: un recente (11 luglio 2018) Ordine del Giorno, presentato dal gruppo della sinistra (Napoli in Comune a Sinistra), ha chiesto «la cessazione delle complicità italiane, inclusi cooperazione militare e commercio di armi e l’utilizzo strumentale dello sport» nei confronti della occupazione israeliana della Palestina. 

Prima ancora (13 febbraio 2012), il Consiglio Comunale di Napoli aveva approvato l’Ordine del Giorno di «condanna politica nei confronti della ditta Pizzarotti & C. S.p.A. per la partecipazione ai lavori per la costruzione della autostrada Gerusalemme - Tel Aviv», la quale, «ad uso esclusivo della popolazione israeliana, percorre 6,5 km attraverso la Cisgiordania Occupata, con la confisca di proprietà palestinese nei villaggi di Beit Iksa e Beit Sourik, inclusi terreni riconosciuti dalla Corte Suprema Israeliana come risorsa fondamentale per la sussistenza delle comunità». 

La perdurante occupazione israeliana dei Territori Palestinesi, in particolare della Cisgiordania, e il blocco della Striscia di Gaza, rappresentano una gravissima violazione del diritto internazionale e umanitario ed una minaccia alla stabilità e alla sicurezza nella regione, oltre che una violazione pesantissima dei diritti del popolo palestinese e della sua auto-determinazione. 

Una violazione che pone lo stato di Israele fuori dalla legalità internazionale, come sancisce anche, ultima di una lunga serie, la Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (23 dicembre 2016) che chiede, per l’ennesima volta, la fine dell’occupazione israeliana della Palestina confermando che «la costituzione da parte di Israele di colonie nel territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme est, non ha validità legale e costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale e un gravissimo ostacolo per il raggiungimento di una soluzione dei due Stati e di una pace definitiva e complessiva». 

Nello scenario regionale, sempre più sconvolto da guerre, aggressioni, e dalle mire geopolitiche dell’imperialismo, l’occupazione della Palestina diventa sempre più minacciosa e sempre più insopportabile. 

All’indomani della rinnovata aggressione della Turchia alla Siria e della nuova guerra del regime di Erdogan contro la resistenza kurda nel Rojava, non possiamo che ribadire il nostro impegno per la cessazione delle ostilità, il blocco della vendita di armi alla Turchia, la costruzione di una prospettiva di pace, rispettosa del diritto e della giustizia internazionale, a partire dai principi, insieme, di non ingerenza e di auto-determinazione dei popoli.

Rifondazione Comunista, proseguendo la sua iniziativa a fianco del popolo palestinese, conferma dunque il suo impegno affinché, anche alla luce dei risultati del Convegno “A Napoli il mondo” (16 Marzo 2017), siano esclusi dagli appalti pubblici afferenti al Comune di Napoli e alla Città Metropolitana di Napoli quanti violano il diritto internazionale umanitario. 

Ancora a sostegno delle forze progressiste e rivoluzionarie del Kurdistan, chiama tutti e tutte alla più ampia partecipazione, in occasione della manifestazione nazionale #controlaGuerra del 1 novembre a Roma.

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