Unter-den-Linden, Berlin, 3 June 1945 media.iwm.org.uk/iwm/mediaLib//39/media-39748/large.jpg Wikimedia Commons |
La sintesi perfetta di ignoranza e propaganda. Questo è ciò che rappresenta quella, al tempo stesso incredibile e vergognosa, Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 Settembre scorso sulla importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa, nome in codice Risoluzione 2819 del 2019, nome esteso, con vago ed inquietante tratto orwelliano, «Importanza della Memoria Europea per il Futuro dell’Europa».
Letta con occhi liberi da retro-sguardi e pregiudizi, si potrebbe dire in una battuta, «nulla si salva»: non c’è praticamente nulla di condivisibile, né dal punto di vista politico, né dal punto di vista storico, nel lungo dettato della risoluzione, tanto è denso l’impasto, appunto, di ignoranza e di propaganda, di cui il testo è farcito. Nel senso letterale del termine: ignoranza, nel senso della completa incomprensione o falsificazione dei dati storici e della più avvertita storiografia sui temi di cui la risoluzione pretende (o finge) di trattare; propaganda, nel senso della palese strumentalizzazione politica che attraverso tale risoluzione si intende istituire, allo scopo di rendere una certa contro-narrazione funzionale ad un preciso disegno egemonico.
Già discutibile il primo rigo della risoluzione, che parla della «Unione Europea in quanto comunità basata su valori comuni». Scientificamente superata la tesi, contenuta al punto A, della «occupazione di taluni paesi europei per molti decenni a venire» dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Un errore da penna rossa e doppia sottolineatura, considerare, come si fa al punto B, il cosiddetto «patto Molotov-Ribbentrop» come ciò che «ha spianato la strada allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale». Sorprendente parlare, al punto C, di «guerra di aggressione contro la Finlandia» da parte dell’Unione Sovietica dell’epoca.
Dire, al punto D, che i Paesi dell’Europa centro-orientale, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, siano stati «privati della libertà, della sovranità, della dignità, dei diritti umani e dello sviluppo socio-economico» è, dati e cifre alla mano, una enormità. Chiedere, al punto E, di «condurre indagini giudiziarie in relazione ai crimini dello stalinismo», fa persino sorridere. E si potrebbe continuare, praticamente per ciascuno di tutti i punti successivi, fino ad arrivare, in questo vero e proprio delirio di anti-comunismo, all’obiettivo vero della risoluzione: la «condanna [di] tutte le manifestazioni e la diffusione di ideologie totalitarie, come il nazismo e lo stalinismo» nell’Unione Europea.
Cioè, detto in altri termini, il tentativo surrettizio e anti-storico di giungere a stabilire una verità ufficiale, questa sì del tutto abusiva, per l’Unione Europea, una pseudo-verità ufficiale che stabilisca che fascismo e comunismo pari sono, che gli “opposti totalitarismi” sono perfettamente equiparabili, che entrambi sono responsabili dell’orrore della Seconda Guerra Mondiale, che il comunismo è un crimine e che i comunisti e le comuniste sono criminali.
Conforta il fatto che, come tante prese di posizione del Parlamento Europeo, anche questa è prevedibilmente destinata a rimanere carta fluttuante. Preoccupa invece il fatto che questa risoluzione registri una tendenza e sancisca un clima, un orientamento politico generale, assai diffuso tra le odierne classi dominanti dei Paesi membri dell’Unione Europea, violentemente anti-comunista, ferocemente contrario alle istanze di libertà, di giustizia, di piena auto-determinazione e dignità dei popoli, alle istanze, ovviamente e conseguentemente, di lotta all’ingiustizia e allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
E fa riflettere il fatto che ancora queste classi dominanti abbiano così intimamente paura dell’ideale e del programma di liberazione e di emancipazione che il comunismo incarna; e siano, al tempo stesso, così strategicamente timorose di ciò che si muove ad Oriente da utilizzare persino tali contorsioni linguistiche e storiografiche, magari per assestare un colpo alla Russia o blandire le classi dirigenti post-comuniste e anti-comuniste dei Paesi centro-orientali dell’Unione Europea. Un colpo, peraltro, sghembo e maldestro.
Si diceva, cifre alla mano. Ma anche «parole come pietre». Come quelle di Primo Levi: «I lager tedeschi costituiscono qualcosa di unico nella pur sanguinosa storia dell’umanità: all’antico scopo di eliminare e terrificare gli avversari politici, affiancavano uno scopo moderno e mostruoso, quello di cancellare dal mondo interi popoli e culture». Concludendo con Ernest Hemingway: «Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all’Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita».
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