lunedì 6 novembre 2023

Combattere fascismo, nazismo, neonazismo

MichaelBueker, Antifascist graffiti on a building in Sarajevo, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9432612


Lo scorso 3 novembre 2023 la Terza Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha esaminato, tra le altre, la bozza di risoluzione intitolata “Combattere la glorificazione del nazismo, del neonazismo e altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e l’intolleranza a essi legata” (doc. A/C.3/78/L.7).

Introducendo la bozza di risoluzione, il rappresentante della Federazione Russa ha ricordato che le Nazioni Unite sono state create, dopo la vittoria nella Seconda guerra mondiale, proprio all’indomani della vittoria sul nazismo, per garantire che i tragici eventi della storia non avessero a ripetersi mai più. L’Assemblea Generale aveva già adottato un analogo testo nel 2005; tuttavia, come ricordato dal rappresentante della Federazione Russa, negli ultimi venti anni, le questioni che quella risoluzione aveva sollevato non solo non sono state adeguatamente affrontate ma sono addirittura peggiorate.

Non si riducono, nel mondo, fenomeni ed episodi che indicano un incremento dell’islamofobia, della cristianofobia e dell’antisemitismo; alcuni Paesi hanno iniziato a distruggere memoriali e monumenti commemorativi istituiti per ricordare e celebrare coloro che hanno combattuto il nazismo; in diverse città europee non mancano casi di iniziative, manifestazioni e marce neonaziste. In questo contesto, come dichiarato, «l’approvazione del documento non è solo un nostro dovere nei confronti di coloro che hanno creato le Nazioni Unite, ma è un nostro dovere nei confronti delle generazioni future».

Risulta assai significativa, in negativo, la dichiarazione di voto resa, a nome dell’Unione Europea, dal rappresentante della Spagna, il quale ha affermato che la lotta contro le moderne forme di “ideologie estremiste” costituisce la ferma priorità dell’UE. In essa riecheggia la posizione istituzionale dell’Unione Europea stessa, che, dietro la retorica propagandistica del contrasto alle opposte “ideologie estremiste”, ha finito per approvare un documento ufficiale, in sede di Parlamento Europeo, che incredibilmente equipara comunismo e nazismo, esprimendo, come è scritto in quella risoluzione, «posizione unanime contro ogni potere totalitario, a prescindere da qualunque ideologia».

Il rappresentante intervenuto a nome della UE ha poi proseguito sostenendo che «con il pretesto della lotta al nazismo, la Federazione Russa ha riportato gli orrori della guerra nel continente europeo». Una tesi fin troppo abusata e sconfessata, almeno da chi ben ricorda chi, dopo la fine della “guerra fredda” ha effettivamente riportato la guerra nel cuore dell’Europa, nel contesto del ciclo di guerre nei Balcani, gli Stati Uniti e la NATO con l’aggressione alla Jugoslavia e i massicci bombardamenti su Belgrado (1999). Un caso eclatante, come ebbe a ricordare Danilo Zolo, di «militarismo umanitario, che merita [...] di essere criticato sul piano teorico e contrastato sul terreno politico».

Tornando alla bozza di risoluzione, due commenti interessanti sono stati rilasciati dai rappresentanti di Indonesia e Israele.

Il rappresentante di Israele ha affermato che il capitolo più oscuro della storia del popolo ebraico – la Shoah – deve servire come prova di quanto gli esseri umani possano degradare quando seguono tali - il riferimento è al nazismo e al neonazismo - perverse ideologie, lanciando un allarme sull’attuale aumento dell’antisemitismo in tutto il mondo, con cifre che hanno raggiunto un incremento del 500%.

Il rappresentante dell’Indonesia (il Paese a maggioranza islamica più popoloso al mondo e, al tempo stesso, un Paese profondamente multietnico con oltre 400 gruppi etnici e oltre 700 lingue e dialetti parlati) ha riconosciuto l’allarmante escalation di incidenti alimentati dall’odio, dall’islamofobia e dalla cristianofobia; ha sottolineato l’urgenza di una presa di posizione collettiva contro il flagello del razzismo e dell’estremismo; ha quindi stigmatizzato la politica del “doppio standard”: «è impossibile ignorare l’evidente disparità nel modo in cui affrontiamo i casi di aggressione e di violazione dei diritti umani nel mondo», in riferimento alla guerra scatenata il 7 ottobre dal governo di Israele contro la popolazione palestinese, azioni che «portano il marchio dell’apartheid». Dunque, il “doppio standard” per cui «l’aggressione viene condannata selettivamente in base a chi la scatena anziché al fatto che si tratta di aggressione» mina la credibilità degli sforzi per promuovere la pace e i diritti.

Molto importante poi l’intervento da parte del rappresentante di Cuba che ha sottolineato che gli atti di violenza contro le minoranze etniche e religiose, come manifestazione di nazismo e neonazismo, sono in aumento anche in Paesi come gli Stati Uniti, così come vanno condannati l’apartheid e il genocidio in corso ad opera di Israele contro la popolazione palestinese.

Il testo della risoluzione, infatti, condanna tutte le manifestazioni e le espressioni di glorificazione e di promozione del nazismo, tra cui anche espressioni quali graffiti e disegni, talvolta perfino sui monumenti dedicati alle vittime della Seconda guerra mondiale; esprime allarme per l’uso di internet e dei social media da parte di gruppi estremisti per reclutare nuovi membri e per diffondere messaggi di odio e discriminazione, riconoscendo altresì che la rete può e deve essere usata anche per contrastare gruppi e attività naziste e neonaziste; condanna inoltre qualsiasi negazione della Shoah, nonché qualsiasi manifestazione di violenza contro persone sulla base dell’etnia o della religione.

La bozza di risoluzione (A/C.3/78/L.7) “Combattere la glorificazione del nazismo, del neonazismo e altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e l’intolleranza a essi legata” ricorda «gli orrori della Seconda guerra mondiale e sottolinea a questo proposito che la vittoria sul nazismo nella Seconda guerra mondiale ha contribuito a porre le condizioni per la creazione delle Nazioni Unite», e che «il neonazismo non è solo la glorificazione di un movimento del passato, ma un fenomeno contemporaneo legato a un solido interesse nella promozione della disuguaglianza razziale e connesso ad un forte investimento volto a ottenere un ampio sostegno per le sue false affermazioni di superiorità razziale».

Esprime inoltre allarme per «la diffusione in molte parti del mondo di partiti politici estremisti, movimenti, ideologie e gruppi di carattere razzista o xenofobo, compresi i neonazisti e i gruppi skinhead, e per il fatto che tale tendenza ha portato all’attuazione di misure e politiche discriminatorie a livello locale o nazionale»; e sottolinea che «anche quando i neonazisti o gli estremisti non partecipano formalmente al governo, la presenza all’interno dei governi di ideologi di estrema destra può avere l’effetto di introdurre nell’attività di governo e nel discorso politico le stesse ideologie che rendono il nazismo, il neonazismo e l’estremismo così pericolosi».

Tra le proposte, la risoluzione «incoraggia gli Stati a sviluppare e realizzare piani d’azione nazionali per l’eliminazione del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e dell’intolleranza ad essi correlata, con l’obiettivo, tra l'altro, di monitorare il fenomeno del nazismo, del neonazismo e della negazione della Shoah, così come le celebrazioni commemorative del regime nazista, dei suoi alleati e delle organizzazioni ad esso affiliate o correlate»; inoltre «incoraggia gli Stati ad adottare misure adeguate, anche in ambito legislativo ed educativo, in conformità con gli obblighi internazionali in materia di diritti umani, al fine di prevenire il revisionismo rispetto alla Seconda guerra mondiale e la negazione dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra commessi durante la Seconda guerra mondiale; invita inoltre gli Stati ad adottare misure per garantire che i sistemi educativi sviluppino i contenuti necessari per fornire una accurata rappresentazione dei fatti storici, oltre a promuovere la tolleranza e altri principi internazionali in materia di diritti umani».

La Terza Commissione ha dunque adottato la bozza di risoluzione con 112 favorevoli, 50 contrari e 14 astensioni. I 50 Paesi contrari a “Combattere la glorificazione del nazismo, del neonazismo e altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e l’intolleranza a essi legata” sono i Paesi della c.d. comunità occidentale, l’asse euro-atlantico e i suoi (non numerosi) alleati: Stati Uniti, Canada, Ucraina, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Spagna, Islanda, Irlanda, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Austria, Albania, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Grecia, Cipro, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Finlandia, Croazia, Repubblica Ceca, Svezia, Andorra, Bosnia-Erzegovina, Ungheria, Georgia, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Kiribati, Liberia, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Norvegia, San Marino, Macedonia del Nord, Monaco, Montenegro, Moldavia, Isole Marshall, Micronesia.


Riferimenti:

Il testo della risoluzione “Combattere la glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza” (A/C.3/78/L.7).

Il testo della risoluzione del Parlamento europeo sulla “Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa” (P9_TA(2019)0021).

Il saggio di Danilo Zolo su “L'intervento umanitario armato fra etica e diritto internazionale”. 
 

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