Il
testo che segue è il frutto di un'iniziativa maturata tra compagni/e
del centro storico di Napoli, nella forma di una lettera
aperta per un'unica lista della sinistra a sostegno dell'importante
candidatura di Alexis Tsipras a presidente della Commissione Europea
alle prossime elezioni europee del 25 maggio. L'iniziativa intende
rilanciare la mobilitazione per scongiurare il rischio di
un'ulteriore frammentazione a sinistra, con la presentazione di più
liste a sostegno di Tsipras, e per traguardare percorsi possibili di
ricomposizione a sinistra, nel senso della massima apertura,
convergenza ed unità.
L'appello
per una lista politica di società civile a sostegno della
candidatura di Alexis Tsipras, leader della sinistra greca di Syriza,
alla carica di presidente della Commissione Europea, in vista delle
elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, a firma, tra gli
altri, di Andrea Camilleri, Paolo Flores, Luciano Gallino, Marco
Revelli, Barbara Spinelli e Guido Viale, è un contributo utile nella
direzione giusta.
Si
tratta di una piattaforma impegnativa, sia sotto il profilo
analitico, sia sul versante della proposta. L'appello ha il merito di
segnalare i guasti dell'attuale profilo neo-monetarista dell'Unione
Europea, di cui le politiche del rigore costituiscono la prosecuzione
naturale e lo slogan dell'Europa “delle banche” rappresenta la
manifestazione plastica; e di indicare le linee di tendenza per
un'inversione strategica, fondata sul primato dei beni comuni, la
centralità del modello di welfare, le ragioni della solidarietà
sociale, la politica della programmazione democratica e della
partecipazione pubblica, il valore dell'apertura anziché della
chiusura, sia in relazione alle politiche di accoglienza dei
migranti, sia in funzione del carattere multilaterale della sua
proiezione internazionale ed euro-mediterranea.
La
sintesi offre anche un'indicazione di
massima per un programma: per passare dall'Europa “delle
banche”, che troppo spesso finisce per proiettarsi nello spettro
della “Europa fortezza”, alla Europa “dei popoli”, per la
messa a valore dell'idea e della pratica di una Europa meno atlantica
e più mediterranea, consapevole del ruolo progressivo che può
svolgere nel suo più complesso scenario di prossimità, il
Mediterraneo, mare di popoli e di culture, ricco del suo patrimonio
umano e culturale e delle mille controversie e conflitti che agitano
le sue sponde, dai fermenti delle “primavere arabe” con le
trasformazioni che attraversano, in particolare, Tunisia ed Egitto, a
guerre recenti ed antiche, da quella in Siria, col suo corollario di
distruzione ed ingerenze, alla Palestina e la sua autodeterminazione.
Infine
l'appello ha il merito di affrontare il problema delle modalità con
cui costruire questa opzione politica, del tutto nuova e radicalmente
innovativa, carica di senso, nella misura in cui non si riduca ad
un'operazione di ceti politici o di élite
intellettuali, ma si configuri come espressione naturale di lotte e
conflitti, di saperi e territori. Non è all'ordine del giorno alcuna
illusione di “depotenziare” la carica della proposta di Tsipras,
di Syriza, della Sinistra Europea e delle forze della sinistra e del
lavoro. Se infatti vi fosse uno spazio politico collaterale o
mediabile con le proposte dei liberali o dei socialdemocratici, non
si sarebbe posta l'urgenza di una prospettiva di alternativa
radicale, di trasformazione creativa e, insieme con queste, di
radicale messa in discussione dei trattati europei e dei vincoli
monetari che sanciscono le politiche di austerità, a partire da
Fiscal Compact e Six Pack.
Il
centro della questione è il bisogno di rendere la proposta di
alternativa, al tempo stesso, una proposta di egemonia: un programma
che sia radicalmente innovativo e potenzialmente rivoluzionario, in
grado di guadagnare all'Europa una prospettiva stabile di pace,
democrazia e giustizia, e capace di coinvolgere tutti e tutte, sia
nelle modalità di articolazione, che auspichiamo possano vedere
insieme, in maniera “unitaria e plurale”, soggetti politici e
organizzazioni sociali, in primo luogo impegnate sui terreni del
lavoro, della giustizia sociale, dei beni pubblici, della difesa
dell'ambiente e della costruzione della pace, sia nelle forme della
sua costituzione, in un cimento politico ed un cantiere aperto, che,
in forma libera e partecipata, costruiscano, contro la logica dei
veti incrociati e diffidenti, occasioni di incontro e cooperazione,
fin dentro e ben oltre la scadenza elettorale stessa.
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