venerdì 26 dicembre 2025

Per la pace e l'unità. "Ascoltate la voce dei popoli"

Convintamente aderiamo all’appello contro la guerra e contro l’imperialismo, e per la difesa dell’America Latina Zona di Pace, e a nostra volta rilanciamo il nostro appello, a tutte le forze autenticamente e sinceramente dalla parte delle lotte e delle resistenze dei popoli, a unirsi in una grande mobilitazione a difesa del Venezuela bolivariano, di Cuba socialista, del Nicaragua sandinista, per la pace con giustizia sociale, la sovranità e l’indipendenza, l’autodeterminazione dei popoli.
 


Appello del Premio Nobel per la Pace, Adolfo Pérez Esquivel.

PER LA PACE E L'UNITÀ. "ASCOLTATE LA VOCE DEI POPOLI"

Noi, firmatari di questo Appello, siamo protagonisti delle nostre vite e camminiamo al fianco dei popoli nelle loro lotte e speranze per un mondo più giusto e fraterno.

Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione e il nostro più fermo ripudio dei tentativi del governo di Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti, di invadere il Venezuela. Tali azioni violano trattati, patti, protocolli e dichiarazioni delle Nazioni Unite a livello internazionale, violando palesemente la sovranità e l'autodeterminazione dei popoli.

Teniamo ben presente, inoltre, i bombardamenti degli Stati Uniti e di Israele contro l'Iran, che ne minacciano la sovranità.

DECISIONI CHE METTONO IN PERICOLO LA PACE MONDIALE

L'America Latina è una Zona di Pace. Un attacco al Venezuela è un attacco all'intero continente.

Esigiamo il ritiro immediato delle forze armate statunitensi dai Caraibi, le cui azioni hanno portato ad attacchi e alla morte di pescatori innocenti, affondando le loro imbarcazioni con il falso pretesto che il governo venezuelano sia responsabile del traffico di droga negli Stati Uniti.

Esigiamo che il Presidente Trump cessi immediatamente le sue minacce contro i governi di Messico, Colombia, Cuba, Brasile, Venezuela e Nicaragua, Paesi che difendono la propria sovranità e libertà e rifiutano di sottomettersi al colonialismo statunitense.

Il mondo sta vivendo una profonda incertezza a causa di guerre, conflitti e carestie in diverse regioni, fattori che mettono a repentaglio la pace mondiale. Stiamo affrontando un'escalation imprevedibile: sappiamo come iniziano le guerre, ma nessuno sa come finiscono.

Il genocidio dello Stato di Israele contro il popolo palestinese ha causato uno sterminio che addolora tutta l'umanità. Nonostante il cessate il fuoco, Israele continua a causare morte e carestia nella Striscia di Gaza, con il sostegno e la complicità degli Stati Uniti e di diversi Paesi europei.

È urgente porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia, promuovendo il dialogo come unica via per la risoluzione dei conflitti.

C'è una minaccia di guerra nucleare che mette in pericolo l'esistenza del pianeta.

È necessario disarmare la ragione armata.

Facciamo memoria – per illuminare il presente: ciò che abbiamo vissuto nella Seconda Guerra Mondiale, con i suoi milioni di morti; i campi di sterminio nazisti; le ferite ancora aperte dalle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. È necessario ascoltare la voce degli "Hibakusha", sopravvissuti e testimoni di quell'orrore.

Alziamo la voce ed esigiamo dai nostri governi di "ascoltare la voce dei popoli".

Che si faccia memoria per illuminare il presente e costruire la pace nella nostra casa comune, il Pianeta Terra, oggi minacciata. Devono agire con forza e coraggio, senza abbandonarsi alla "sospensione delle coscienze" e all'immoralità di massa imposta dal gioco della guerra. Questo è l'abominio di giocare con la vita delle persone, e sta trascinando l'umanità verso una possibile guerra nucleare.

Trump deve rispettare il diritto internazionale, la sovranità dei paesi minacciati e la Carta delle Nazioni Unite, che dichiara:

"NOI POPOLI DEL MONDO VOGLIAMO LA PACE".

Deve ritirare immediatamente le forze armate dai Caraibi, la cui presenza minaccia la vita del popolo venezuelano.


Chiediamo a personalità di spicco di tutto il mondo, rappresentanti di religioni, sindacati, lavoratori rurali, movimenti sociali, popoli originari, difensori dei diritti umani, centri scientifici e accademici, donne, insegnanti, giovani, movimenti studenteschi, artisti e giornalisti di unire le loro voci per la pace e l'unità dei popoli.


Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel per la Pace, 1980
Buenos Aires, Argentina, 10 dicembre 2025, Giornata internazionale dei diritti umani.


Qui il collegamento: Llamamiento del Premio Nobel de la Paz, Adolfo Pérez Esquivel.
 

mercoledì 24 dicembre 2025

Belgrado, una lettera alla città


La notizia della proclamazione, da parte della European Film Commissions Network (EUFCN), la Rete delle Commissioni Cinematografiche d’Europa, delle cinque migliori “destinazioni cinematografiche” del continente, vale a dire i cinque migliori scenari di cinema, trascende l’ambito ristretto degli addetti ai lavori e dice qualcosa di più sulle città stesse, le loro caratteristiche e i loro paesaggi, ciò che può rendere queste stesse città suggestive o affascinanti. Al di là del merito della proclamazione, infatti, essa sollecita una riflessione più ampia sullo “spazio della città”, come contesto complesso di relazioni e funzioni, in cui si svolgono rilevanti attività sociali e culturali.

Ebbene, la giuria del premio ha designato cinque finaliste: La Palma (Spagna), Figuera de Foz (Portogallo), Inari (Finlandia), Zangerhausen (Germania). E Belgrado, capitale della Serbia, storica capitale del “Paese che non c’è più”, la Jugoslavia. Delle città nominate è l’unica capitale e, insieme con le altre, una città la varietà dei cui scenari e la ricchezza della cui storia sarebbe perfino superfluo ribadire. Ciò che pare interessante evidenziare non è tanto l’iter della designazione (alla fine, la città vincitrice, quella che sarà proclamata migliore destinazione cinematografica, sarà annunciata nel mese di febbraio 2026 durante una cerimonia in occasione della Berlinale), quanto piuttosto le sue motivazioni, le ragioni che rendono Belgrado una “capitale del cinema”.

La motivazione occasionale è nota. Belgrado è stata candidata dalla Serbian Film Association (l’Associazione cinematografica serba) per le riprese della serie “The Librarians: The Next Chapter”, realizzata in Serbia dalla casa di produzione “Balkanic Media”. Si tratta di una serie fantasy di successo, ambientata a Belgrado nel 1847. Un Bibliotecario, custode di un deposito magico contenente i più potenti artefatti soprannaturali, viaggia dal passato al presente, rimanendo intrappolato nel “nostro” tempo. Quando torna al suo castello, ora trasformato in museo, inavvertitamente libera la magia in tutto il continente. Gli viene allora assegnata una nuova squadra di bibliotecari che lo aiutino a risistemare le cose. Ovviamente, è questo solo l’asse della trama, che si dipana tra eventi magici e avventure fantastiche, sorprese, e viaggi nel tempo e nello spazio. Qui entra in gioco Belgrado. Molte location della serie sono infatti luoghi di Belgrado: il Kalemegdan, il Teatro nazionale, l’Osservatorio astronomico, l’area di Knez Mihailova. Quest’ultima è la passeggiata pedonale del centro storico di Belgrado. 

Qui nulla è come sembra e, al di là dei progetti speculativi che vorrebbero farne (e in parte già ne stanno facendo) luogo di consumo urbano e spesa compulsiva, la strada ospita un patrimonio storico e culturale che spesso sfugge alla vista degli osservatori distratti. Dalla via principale (Kolarčeva), prima di giungere in Piazza della Repubblica, immettendosi su Knez Mihailova, è un susseguirsi di sorprese: il Kulturni Centar (Centro culturale), luogo di incontri e conferenze, la fontana Delijska, lo straordinario edificio della Accademia serba delle arti e delle scienze, con l’annessa Galleria d’arte, la cui collezione comprende circa tremila opere, di ben 270 artisti nazionali e non pochi artisti stranieri. E poi ancora, la Galleriadell’Associazione degli artisti di belle arti, il Palazzo Zepter, con annesso Museo di arte moderna e contemporanea, e infine, a pochi passi dal Kalemegdan, la Biblioteca Civica, con un patrimonio di 1.8 milioni di contenuti. 

I creatori della serie, la società “Electric Entertainment”, hanno raccontato che Belgrado è per loro (non solo per loro) una vera e propria fonte di ispirazione soprattutto per il confronto tra il mondo magico dei bibliotecari e l'ambiente moderno della città contemporanea. Hanno cioè sostanzialmente confermato che, pur senza scomodare indebiti paragoni con altre celebrate capitali, Belgrado è ciò che sappiamo: una città magica, capace di mettere a confronto, spesso stridente, il mondo magico e la realtà contemporanea. Ma quali sono gli altri scenari associati a questi luoghi? Eravamo alle soglie del Kalemegdan, uno dei simboli di Belgrado. Come hanno scritto, nella loro monografia dedicata alla capitale, Tomislav Rakičević e Srečko Nikolić, “Nel corso dello sviluppo della città, si sono venuti creando differenti complessi ambientali, ognuno con i suoi monumenti caratteristici, cosa che conferisce alla città un colorito speciale. [...]

La fortezza del Kalemegdan e il suo omonimo parco costituiscono un complesso unico che, meglio di altri, parla della storia di questa città. Il suo nome è di derivazione turca (Kale, “fortezza” e Mejdan, “campo”) e indica tanto le mura dell’antica Singidunum quanto uno dei più bei parchi belgradesi. Il Kalemegdan è, senz’altro, il simbolo di Belgrado. [...] In una zona di questo parco, chiamata “Veliki Kalemegdan”, si trovano numerosi monumenti eretti a ricordo di letterati, artisti, politici e altri personaggi insigni della storia serba”. Si tratta di un sacrario della memoria, un vero e proprio Pantheon della città e del Paese. Vi si trovano la Fontana con la statua simbolica della Lotta, di Simeon Roksandić, il Monumento memoriale sul luogo in cui i Turchi per la prima volta consegnarono le chiavi della fortezza al principe Mihailo, il “Monumento di gratitudine alla Francia”, simbolo dell’amicizia tra i due Paesi e delle battaglie combattute nella guerra del 1914-1918, i capolavori di Ivan Meštrović e il Mausoleo degli Eroi del Popolo, dove sono sepolti gli eroi della lotta di liberazione antifascista, Ivo “Lola” Ribar, Ivan Milutinović, Djuro Djaković, Moša Pijade.

Non meno importanti sono gli altri luoghi. Uno di questi è il Teatro Nazionale. È anche questo un simbolo di Belgrado e della Serbia. Si trova in Piazza della Repubblica, sul versante opposto a quello ove sorge lo straordinario Museo Nazionale. Per la sua costruzione, nel 1868, fu scelto lo spazio dell’attuale piazza, intanto bonificata; qui fu costruito il teatro, che non nasconde influenze classiche e si ispira, per alcune caratteristiche, al modello della Scala di Milano. Vi fu rappresentata, secondo alcuni come prima messa in scena operistica del teatro, la “Madama Butterfly” di Puccini nel 1919. Qui hanno poi diretto grandi direttori d’orchestra, da Lovro von Matačić a Muhai Tang. Come ha ricordato Milica Božanić dell’Associazione cinematografica serba, questo genere di partenariato è fondamentale per sostenere le produzioni cinematografiche, creando così un ambiente favorevole all’ulteriore sviluppo del cinema, incluso il turismo culturale e cinematografico a Belgrado. 

Belgrado è un naturale punto di incrocio e di ripartenze, di viaggi e di ritorni, in cui le storie e le memorie si stratificano e si condensano, insieme con un patrimonio storico e culturale di rilevanza assoluta, in modo singolare ed indiscutibile. Si possono riconoscere, in questa filigrana, tutti i volti di Belgrado e della Jugoslavia, antichi e moderni, storici e attuali, di volta in volta memoriali o negletti. D’altronde, parliamo di una città orgogliosa, per la sua storia e la sua memoria, come si racconta, “quaranta volte distrutta e quaranta volte ricostruita”. “È caratteristico - scriveva il Giusti - che idee di fratellanza e solidarietà si siano sviluppate specialmente presso le nazioni slave più piccole, che sentivano incerte le proprie frontiere e minacciose le forze che premevano dal di fuori: [...] questi piccoli popoli, attraverso l’idea della solidarietà slava, si sentivano partecipi di un mondo più vasto ... che popolava immense distese dell’Europa e dell’Asia” (W. Giusti, Il panslavismo, Bonacci, Roma, 1941, n. e. 1993).

Pensiamo, ad esempio, a un altro luogo cruciale, e dimenticato, di Belgrado: l’Obelisco dei Non Allineati, uno dei simboli della Belgrado della Fratellanza e Unità, opera, insieme con altri, di Svetislav Ličina. Fu eretto per lo storico Vertice di Belgrado del 1961; sebbene negletto, l’obelisco è rimasto con tutta la sua potenza, anzi, secondo l’architetto Milorad Jevtić (cui si deve l’attribuzione dell’opera a Ličina), resta una delle più significative testimonianze dello «spazio bianco» che caratterizza Belgrado (il cui nome significa, appunto, “Città bianca”). Dal canto loro, i Paesi non allineati non sono scomparsi dalla scena.

Nella loro più recente risoluzione, la Dichiarazione di Kampala del 15-16 ottobre scorsi, sottolineano che “la solidarietà internazionale, massima espressione di rispetto, amicizia e pace tra gli Stati, è un concetto ampio che comprende la sostenibilità delle relazioni internazionali, la coesistenza pacifica e gli obiettivi di equità e di emancipazione dei Paesi in via di sviluppo, il cui obiettivo finale è il raggiungimento del pieno sviluppo economico e sociale dei loro popoli”. Nel caos drammatico del tempo presente, ancora una volta dal Sud globale, trovano spazio per affacciarsi messaggi di pace, di solidarietà e di speranza.

Riferimenti:
Beograd jedna od pet najboljih filmskih destinacija na svetu, Nova. 
Dichiarazione di Kampala del Movimento dei Non Allineati, 2025. 
Tourist Organization of Belgrade, Official Site.