Una panoramica degli attori in campo e delle posizioni espresse.
L'assalto alle città della Siria, guidato da Hayat Tahrir al-Sham, è iniziato il 27 novembre, puntando alla conquista di Aleppo, quindi prendendo il controllo delle città di Hama e di Homs, dirigendosi infine verso Damasco, con l’entrata nella capitale la mattina dell'8 dicembre. Annunciata la fine della Repubblica Araba Siriana.
La dinamica della guerra mondiale ormai conclamata, scatenata dagli Stati Uniti e dai loro alleati su più fronti (con l’impegno degli Usa, della Gran Bretagna e della Nato contro la Federazione russa, sul territorio ucraino e nella regione di confine; con la guerra di genocidio dello Stato di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza e la distruzione della Palestina e del Sud del Libano; con la minaccia di escalation in Asia e, in prospettiva, contro la Repubblica popolare cinese), ha adesso coinvolto profondamente un ulteriore attore chiave nella regione del Vicino Oriente, fondamentale dal punto di vista strategico sia per gli equilibri nella regione sia per il coinvolgimento di alcuni dei principali attori internazionali (Stati Uniti, Russia, Turchia, Iran, Israele) presenti nello scacchiere.
Il 27 novembre, non a caso lo stesso giorno dell’avvio del cessate il fuoco in Libano, le forze fondamentaliste terroristiche di Hayat Tahrir al-Sham (precedentemente note come al-Nusra) hanno lanciato un’offensiva su larga scala alle posizioni dell’esercito siriano nelle regioni di Idlib e Aleppo, prendendo quindi il controllo delle città di Hama e di Homs, dirigendosi infine verso la capitale Damasco, ove sono entrate la mattina dell'8 dicembre. Si è trattato di un’offensiva su ampia scala, lungo più direttrici, ampiamente dispiegata e organizzata, da parte delle forze islamiste, nella quale sono state schierate nuove armi ed equipaggiamenti, tra cui droni, lasciando dunque intendere con chiarezza che tali forze hanno potuto agire non solo grazie all’equipaggiamento, al rifornimento e all’addestramento di potenze esterne, ma anche con un ordine di attacco concordato con i loro sponsor occidentali e regionali, in primo luogo gli Stati Uniti.
La segnalazione, confermata da più parti, di un coinvolgimento diretto dell'Ucraina con Hayat Tahrir al-Sham indica il ruolo che il regime di Kiev, sostenuto dai suoi sponsor e con gli interessi dell’imperialismo occidentale, può giocare e sta giocando come agente delle guerre per procura e delle escalation regionali volte a sostenere gli interessi, qui in primo luogo di Stati Uniti e Israele, alimentando guerra, distruzione, devastazione. Secondo quanto riferito da organi di stampa (Al Mayadeen) le unità ucraine che operano in Siria fanno parte del gruppo dei Lupi Bianchi, affiliato al Servizio di sicurezza ucraino, un’unità specializzata nota per la sua competenza nello sviluppo e nell'impiego di droni armati, già particolarmente attiva contro le forze russe sul fronte ucraino.
La regia dell’attacco sarebbe stata elaborata, prima dell'assalto ad Aleppo, tra Hayat Tahrir al-Sham e l’intelligence statunitense e ucraina, e mercenari, di origine georgiana, cecena e albanese, sarebbero stati liberati e poi integrati nell'unità ucraina di stanza in Siria nord-occidentale. Nel corso della serata di sabato 7 dicembre, l'esercito arabo siriano si è ritirato dalla città di Homs, e, in generale, non sono stati registrati scontri significativi prima e durante il ritiro delle forze armate siriane e la presa del controllo da parte delle formazioni islamiste. Secondo diverse fonti di stampa, il presidente siriano, Bashar al-Assad, ha lasciato Damasco, e la mattina dell’8 dicembre le forze islamiste di Hayat Tahrir al-Sham sono entrate nella capitale.
Queste ultime, attraverso un comunicato, si sono impegnate a “preservare l'unità e la sovranità del territorio siriano... a proteggere tutti i cittadini e le loro proprietà, indipendentemente dalle loro affiliazioni” e a “raggiungere una riconciliazione nazionale completa”. Dopo il rovesciamento del governo siriano, il primo ministro Mohammad Ghazi al-Jalali ha manifestato la propria disponibilità a collaborare con chiunque sia scelto dal popolo siriano. “Noi del Consiglio dei ministri tendiamo la mano a tutti i cittadini siriani preoccupati per il futuro e le decisioni del Paese. Invitiamo a non causare danni alle proprietà pubbliche e statali”.
Come, a più riprese, dal 2011 in avanti, la guerra in Siria è una guerra regionale a tutti gli effetti, e, nel quadro geopolitico complessivo dispiegato nella fase attuale, uno spaccato della guerra mondiale nella quale alcuni tra i principali attori si confrontano qui direttamente. Gli Stati Uniti sono ampiamente presenti in Siria e, come ha ricordato sull’Antidiplomatico Vincenzo Brandi, “tutte le zone petrolifere dell’Est siriano, tra il fiume Eufrate ed il confine iracheno, sono sotto il controllo di truppe statunitensi supportate purtroppo dai loro alleati delle milizie curde dell’Ypg (i curdi, nel loro comprensibile sogno di autonomia politica e indipendenza, sono però disponibili ad allearsi anche col diavolo). Il petrolio è stato quindi esportato verso la Turchia e poi rivenduto in gran parte in Israele, con gli Stati Uniti che ne incassavano i profitti”.
Gli Stati Uniti sono pesantemente presenti in Iraq e in Siria con un totale di tredici basi, cinque strutture in Iraq (ca. 2.500 soldati) e ben otto strutture in Siria (ca. 1.000 soldati). Il governo iracheno, il cosiddetto Kurdistan iracheno (la regione federale autonoma curda dell’Iraq), il cosiddetto Kurdistan siriano (l’Amministrazione della Siria del Nord-Est, anche nota come Siria del Nord-Est o Rojava, che si configura come regione autonoma de facto nel nord-est siriano) e alcune fazioni siriane fruiscono di assistenza militare da parte degli Stati Uniti e consentono la continuità della presenza e degli interessi militari statunitensi nella regione e in Siria. La Federazione russa è a sua volta presente, storicamente, in Siria, con la base navale di Tartus (sin dai tempi dell'Unione Sovietica, essendo stata costruita nel 1971 dopo un accordo tra Unione Sovietica e Siria) e la base aerea di Hmeimim (costruita nel 2015 in base al trattato di assistenza militare tra Russia e Siria).
Quanto a Israele, i continui attacchi contro Damasco e diversi obiettivi in Siria, ancora più pesanti nel contesto della guerra scatenata da Israele contro la Palestina e contro il Libano, oltre ad aggredire direttamente il Paese, fanno anche il paio con la perdurante, illegale, occupazione israeliana delle alture del Golan, ennesima, flagrante, violazione del diritto e della giustizia internazionale da parte di Tel Aviv. La posizione dei principali attori internazionali è stata espressa, sul fronte diplomatico, nella riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (3 dicembre), convocata su iniziativa del gruppo A3+ (Algeria, Guyana, Mozambico, Sierra Leone) e con il sostegno di Cina e Russia, nel contesto della quale una ennesima provocazione è stata posta in essere dagli Stati Uniti, presidenti di turno del Consiglio, con l’invito, del tutto arbitrario, del direttore dei White Helmets, organizzazione da più parti accusata di collusione con i governi occidentali e le fazioni islamiste.
Il rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Vasilij Nebenzja, ha accusato gli Stati Uniti di “abusare dei propri poteri nel Consiglio di sicurezza” e sottolineato come i White Helmets siriani siano stati ripetutamente implicati in falsificazioni su larga scala, mirate a diffamare le autorità siriane legittime. Il rappresentante permanente della Russia ha accusato gli Stati Uniti e i loro alleati di sostenere gruppi terroristici in Siria, rimarcando il coinvolgimento diretto dell'Ucraina e spiegando che personale e consiglieri affiliati all'intelligence militare ucraina hanno addestrato, sostenuto e preparato i terroristi di Hayat Tahrir al-Sham. Il rappresentante permanente della Repubblica popolare cinese, Fu Cong, ha denunciato che gli attacchi minano la stabilità nel Paese e sottolineato che “il terrorismo è il nemico comune della comunità internazionale”, aggiungendo che tutti i membri di quest’ultima dovrebbero respingere la politica e l’approccio dei doppi standard, i “due pesi e due misure” così frequenti presso le cancellerie occidentali.
Il rappresentante permanente della Siria ha denunciato in Consiglio di sicurezza l'occupazione in corso dei territori siriani da parte degli Stati Uniti e il continuo saccheggio delle risorse siriane, che avviene con un pesante coinvolgimento militare di forze Usa, e ha anche denunciato la prassi degli attori internazionali e regionali di usare il terrorismo come strumento di politica estera per minare la sovranità della Siria, evidenziando che quest’ultima offensiva non avrebbe potuto essere eseguita senza sostegno straniero. Il rappresentante permanente del Libano ha letto una dichiarazione a nome del Gruppo dei 22 Paesi arabi, sottolineando “l’importanza di rispettare la sovranità, l’unità e l’integrità territoriale della Repubblica araba siriana e l’importanza di combattere il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni”, condannando l'attuale aggressione israeliana alla Siria e la perdurante occupazione, sin dal 1967, del Golan siriano.
La dinamica della guerra mondiale ormai conclamata, scatenata dagli Stati Uniti e dai loro alleati su più fronti (con l’impegno degli Usa, della Gran Bretagna e della Nato contro la Federazione russa, sul territorio ucraino e nella regione di confine; con la guerra di genocidio dello Stato di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza e la distruzione della Palestina e del Sud del Libano; con la minaccia di escalation in Asia e, in prospettiva, contro la Repubblica popolare cinese), ha adesso coinvolto profondamente un ulteriore attore chiave nella regione del Vicino Oriente, fondamentale dal punto di vista strategico sia per gli equilibri nella regione sia per il coinvolgimento di alcuni dei principali attori internazionali (Stati Uniti, Russia, Turchia, Iran, Israele) presenti nello scacchiere.
Il 27 novembre, non a caso lo stesso giorno dell’avvio del cessate il fuoco in Libano, le forze fondamentaliste terroristiche di Hayat Tahrir al-Sham (precedentemente note come al-Nusra) hanno lanciato un’offensiva su larga scala alle posizioni dell’esercito siriano nelle regioni di Idlib e Aleppo, prendendo quindi il controllo delle città di Hama e di Homs, dirigendosi infine verso la capitale Damasco, ove sono entrate la mattina dell'8 dicembre. Si è trattato di un’offensiva su ampia scala, lungo più direttrici, ampiamente dispiegata e organizzata, da parte delle forze islamiste, nella quale sono state schierate nuove armi ed equipaggiamenti, tra cui droni, lasciando dunque intendere con chiarezza che tali forze hanno potuto agire non solo grazie all’equipaggiamento, al rifornimento e all’addestramento di potenze esterne, ma anche con un ordine di attacco concordato con i loro sponsor occidentali e regionali, in primo luogo gli Stati Uniti.
La segnalazione, confermata da più parti, di un coinvolgimento diretto dell'Ucraina con Hayat Tahrir al-Sham indica il ruolo che il regime di Kiev, sostenuto dai suoi sponsor e con gli interessi dell’imperialismo occidentale, può giocare e sta giocando come agente delle guerre per procura e delle escalation regionali volte a sostenere gli interessi, qui in primo luogo di Stati Uniti e Israele, alimentando guerra, distruzione, devastazione. Secondo quanto riferito da organi di stampa (Al Mayadeen) le unità ucraine che operano in Siria fanno parte del gruppo dei Lupi Bianchi, affiliato al Servizio di sicurezza ucraino, un’unità specializzata nota per la sua competenza nello sviluppo e nell'impiego di droni armati, già particolarmente attiva contro le forze russe sul fronte ucraino.
La regia dell’attacco sarebbe stata elaborata, prima dell'assalto ad Aleppo, tra Hayat Tahrir al-Sham e l’intelligence statunitense e ucraina, e mercenari, di origine georgiana, cecena e albanese, sarebbero stati liberati e poi integrati nell'unità ucraina di stanza in Siria nord-occidentale. Nel corso della serata di sabato 7 dicembre, l'esercito arabo siriano si è ritirato dalla città di Homs, e, in generale, non sono stati registrati scontri significativi prima e durante il ritiro delle forze armate siriane e la presa del controllo da parte delle formazioni islamiste. Secondo diverse fonti di stampa, il presidente siriano, Bashar al-Assad, ha lasciato Damasco, e la mattina dell’8 dicembre le forze islamiste di Hayat Tahrir al-Sham sono entrate nella capitale.
Queste ultime, attraverso un comunicato, si sono impegnate a “preservare l'unità e la sovranità del territorio siriano... a proteggere tutti i cittadini e le loro proprietà, indipendentemente dalle loro affiliazioni” e a “raggiungere una riconciliazione nazionale completa”. Dopo il rovesciamento del governo siriano, il primo ministro Mohammad Ghazi al-Jalali ha manifestato la propria disponibilità a collaborare con chiunque sia scelto dal popolo siriano. “Noi del Consiglio dei ministri tendiamo la mano a tutti i cittadini siriani preoccupati per il futuro e le decisioni del Paese. Invitiamo a non causare danni alle proprietà pubbliche e statali”.
Come, a più riprese, dal 2011 in avanti, la guerra in Siria è una guerra regionale a tutti gli effetti, e, nel quadro geopolitico complessivo dispiegato nella fase attuale, uno spaccato della guerra mondiale nella quale alcuni tra i principali attori si confrontano qui direttamente. Gli Stati Uniti sono ampiamente presenti in Siria e, come ha ricordato sull’Antidiplomatico Vincenzo Brandi, “tutte le zone petrolifere dell’Est siriano, tra il fiume Eufrate ed il confine iracheno, sono sotto il controllo di truppe statunitensi supportate purtroppo dai loro alleati delle milizie curde dell’Ypg (i curdi, nel loro comprensibile sogno di autonomia politica e indipendenza, sono però disponibili ad allearsi anche col diavolo). Il petrolio è stato quindi esportato verso la Turchia e poi rivenduto in gran parte in Israele, con gli Stati Uniti che ne incassavano i profitti”.
Gli Stati Uniti sono pesantemente presenti in Iraq e in Siria con un totale di tredici basi, cinque strutture in Iraq (ca. 2.500 soldati) e ben otto strutture in Siria (ca. 1.000 soldati). Il governo iracheno, il cosiddetto Kurdistan iracheno (la regione federale autonoma curda dell’Iraq), il cosiddetto Kurdistan siriano (l’Amministrazione della Siria del Nord-Est, anche nota come Siria del Nord-Est o Rojava, che si configura come regione autonoma de facto nel nord-est siriano) e alcune fazioni siriane fruiscono di assistenza militare da parte degli Stati Uniti e consentono la continuità della presenza e degli interessi militari statunitensi nella regione e in Siria. La Federazione russa è a sua volta presente, storicamente, in Siria, con la base navale di Tartus (sin dai tempi dell'Unione Sovietica, essendo stata costruita nel 1971 dopo un accordo tra Unione Sovietica e Siria) e la base aerea di Hmeimim (costruita nel 2015 in base al trattato di assistenza militare tra Russia e Siria).
Quanto a Israele, i continui attacchi contro Damasco e diversi obiettivi in Siria, ancora più pesanti nel contesto della guerra scatenata da Israele contro la Palestina e contro il Libano, oltre ad aggredire direttamente il Paese, fanno anche il paio con la perdurante, illegale, occupazione israeliana delle alture del Golan, ennesima, flagrante, violazione del diritto e della giustizia internazionale da parte di Tel Aviv. La posizione dei principali attori internazionali è stata espressa, sul fronte diplomatico, nella riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (3 dicembre), convocata su iniziativa del gruppo A3+ (Algeria, Guyana, Mozambico, Sierra Leone) e con il sostegno di Cina e Russia, nel contesto della quale una ennesima provocazione è stata posta in essere dagli Stati Uniti, presidenti di turno del Consiglio, con l’invito, del tutto arbitrario, del direttore dei White Helmets, organizzazione da più parti accusata di collusione con i governi occidentali e le fazioni islamiste.
Il rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Vasilij Nebenzja, ha accusato gli Stati Uniti di “abusare dei propri poteri nel Consiglio di sicurezza” e sottolineato come i White Helmets siriani siano stati ripetutamente implicati in falsificazioni su larga scala, mirate a diffamare le autorità siriane legittime. Il rappresentante permanente della Russia ha accusato gli Stati Uniti e i loro alleati di sostenere gruppi terroristici in Siria, rimarcando il coinvolgimento diretto dell'Ucraina e spiegando che personale e consiglieri affiliati all'intelligence militare ucraina hanno addestrato, sostenuto e preparato i terroristi di Hayat Tahrir al-Sham. Il rappresentante permanente della Repubblica popolare cinese, Fu Cong, ha denunciato che gli attacchi minano la stabilità nel Paese e sottolineato che “il terrorismo è il nemico comune della comunità internazionale”, aggiungendo che tutti i membri di quest’ultima dovrebbero respingere la politica e l’approccio dei doppi standard, i “due pesi e due misure” così frequenti presso le cancellerie occidentali.
Il rappresentante permanente della Siria ha denunciato in Consiglio di sicurezza l'occupazione in corso dei territori siriani da parte degli Stati Uniti e il continuo saccheggio delle risorse siriane, che avviene con un pesante coinvolgimento militare di forze Usa, e ha anche denunciato la prassi degli attori internazionali e regionali di usare il terrorismo come strumento di politica estera per minare la sovranità della Siria, evidenziando che quest’ultima offensiva non avrebbe potuto essere eseguita senza sostegno straniero. Il rappresentante permanente del Libano ha letto una dichiarazione a nome del Gruppo dei 22 Paesi arabi, sottolineando “l’importanza di rispettare la sovranità, l’unità e l’integrità territoriale della Repubblica araba siriana e l’importanza di combattere il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni”, condannando l'attuale aggressione israeliana alla Siria e la perdurante occupazione, sin dal 1967, del Golan siriano.
Come hanno sottolineato i compagni del Partito Comunista Siriano, “il corso degli eventi indica chiaramente l’unità negli sforzi profusi da tutte le forze ostili - l’imperialismo statunitense, lo Stato sionista di Israele, la Fratellanza turca, i reazionari arabi e le organizzazioni terroristiche locali - per rovesciare la Siria e in definitiva distruggerla e smembrarla”.
L’iniziativa politica e diplomatica, in chiave strategica, assume dunque, ora più che mai, un rilievo e una importanza decisivi. I ministri degli esteri di diversi Paesi arabi e i rappresentanti del Processo di Astana (Arabia Saudita, Qatar, Giordania, Egitto, Iraq; più Russia, Turchia e Iran) si sono riuniti sabato 7 dicembre a Doha - tema centrale, la Siria. Nella dichiarazione congiunta rilasciata dopo l'incontro, i ministri hanno descritto la prosecuzione della crisi siriana come una minaccia significativa alla sicurezza regionale e internazionale, che “richiede a tutte le parti di cercare una soluzione politica che porti alla fine delle operazioni militari e alla protezione dei civili dalle ripercussioni della crisi”.
L’iniziativa politica e diplomatica, in chiave strategica, assume dunque, ora più che mai, un rilievo e una importanza decisivi. I ministri degli esteri di diversi Paesi arabi e i rappresentanti del Processo di Astana (Arabia Saudita, Qatar, Giordania, Egitto, Iraq; più Russia, Turchia e Iran) si sono riuniti sabato 7 dicembre a Doha - tema centrale, la Siria. Nella dichiarazione congiunta rilasciata dopo l'incontro, i ministri hanno descritto la prosecuzione della crisi siriana come una minaccia significativa alla sicurezza regionale e internazionale, che “richiede a tutte le parti di cercare una soluzione politica che porti alla fine delle operazioni militari e alla protezione dei civili dalle ripercussioni della crisi”.
I ministri hanno inoltre espresso la necessità di avviare un processo politico completo, volto a porre fine all'escalation militare e creare le condizioni per una risoluzione pacifica della crisi, evidenziando altresì l'importanza di difendere la Siria dal caos e dal terrorismo, facilitando il ritorno volontario e sicuro di rifugiati e sfollati. L'incontro ha, significativamente, evidenziato l’importanza cruciale di uno stretto coordinamento e di una costante consultazione tra i Paesi partecipanti, in particolare i Paesi arabi interessati e i componenti del Processo di Astana (Russia, Turchia e Iran) per conseguire stabilità e sicurezza durature in Siria e nell’intera regione.
Tornata drammaticamente al centro della scena mondiale, la Siria deve tornare anche a richiamare l’attenzione e la mobilitazione delle forze del movimento internazionale, complessivamente inteso, contro la guerra, contro l’imperialismo e per la pace, a difesa del popolo siriano e a sostegno della lotta delle forze progressiste siriane per la pace, per la giustizia sociale, per la salvaguardia della sua unità e pluralità multiculturale e multiconfessionale, per la difesa della sua integrità e indipendenza politica; ed ancora contro la guerra e contro l’imperialismo, per l’autodeterminazione dei popoli, per la fine dell’egemonismo Usa e Nato, e, per quanto riguarda il nostro Paese, per l’uscita dell’Italia dalla Nato.
Tornata drammaticamente al centro della scena mondiale, la Siria deve tornare anche a richiamare l’attenzione e la mobilitazione delle forze del movimento internazionale, complessivamente inteso, contro la guerra, contro l’imperialismo e per la pace, a difesa del popolo siriano e a sostegno della lotta delle forze progressiste siriane per la pace, per la giustizia sociale, per la salvaguardia della sua unità e pluralità multiculturale e multiconfessionale, per la difesa della sua integrità e indipendenza politica; ed ancora contro la guerra e contro l’imperialismo, per l’autodeterminazione dei popoli, per la fine dell’egemonismo Usa e Nato, e, per quanto riguarda il nostro Paese, per l’uscita dell’Italia dalla Nato.
Riferimenti
Ukraine's White Wolf joins Hay'at Tahrir al-Sham against Syrian army, Al Mayadeen, 03.12.2024: https://english.almayadeen.net/news/politics/ukraine-s-white-wolf-joins-hay-at-tahrir-al-sham-against-syr
UNSC discusses situation in Syria, amid condemnation of terror attacks, Al Mayadeen, 04.12.2024: https://english.almayadeen.net/news/politics/unsc-discusses-situation-in-syria--amid-condemnation-of-terr
Arab and Astana Process foreign ministers call for political solution, Al Mayadeen, 08.12.2024: https://english.almayadeen.net/news/politics/arab-and-astana-process-foreign-ministers-call-for-political
Vincenzo Brandi, La Siria martire ancora nella tempesta, L’Antidiplomatico, 04.12.2024: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_siria_martire_ancora_nella_tempesta/39602_58084
Tutte le forze devono essere mobilitate per affrontare i nemici della Siria, Dichiarazione del Partito comunista siriano, 01.12.2024 (tr. it. Movimento per la Rinascita Comunista): https://movimentorinascitacomunista.com/2024/12/03/tutte-le-forze-devono-essere-mobilitate-per-affrontare-i-nemici-della-siria
Immagine: Michael Fleshman, SyriaProtestNyc, July10, CC BY-NC 2.0, via Flickr.
UNSC discusses situation in Syria, amid condemnation of terror attacks, Al Mayadeen, 04.12.2024: https://english.almayadeen.net/news/politics/unsc-discusses-situation-in-syria--amid-condemnation-of-terr
Arab and Astana Process foreign ministers call for political solution, Al Mayadeen, 08.12.2024: https://english.almayadeen.net/news/politics/arab-and-astana-process-foreign-ministers-call-for-political
Vincenzo Brandi, La Siria martire ancora nella tempesta, L’Antidiplomatico, 04.12.2024: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_siria_martire_ancora_nella_tempesta/39602_58084
Tutte le forze devono essere mobilitate per affrontare i nemici della Siria, Dichiarazione del Partito comunista siriano, 01.12.2024 (tr. it. Movimento per la Rinascita Comunista): https://movimentorinascitacomunista.com/2024/12/03/tutte-le-forze-devono-essere-mobilitate-per-affrontare-i-nemici-della-siria
Immagine: Michael Fleshman, SyriaProtestNyc, July10, CC BY-NC 2.0, via Flickr.