venerdì 5 luglio 2024

Nuovi scenari, nuove tesi per la sinistra

Gorupdebesanez, CC BY-SA 3.0 creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons

La sinistra ha la sfida storica di ripensare il suo progetto politico, di pensare nuove tesi per le nuove società, sempre più destrutturate e individualizzate sotto la cultura dell’imprenditorialità e del ciascuno per sé.

Stiamo vivendo un quarto del XXI secolo e il mondo non è certo quello che abbiamo conosciuto alla fine del XX secolo, quando è crollato il blocco socialista e sono emerse altre sinistre, soprattutto in America Latina, che, senza provenire dal vecchio progetto comunista e pur raccogliendone l’eredità, hanno cercato di pensare progetti politici che negassero la fine della storia e attingessero al nazional-popolare.

La fine del XX secolo e l’inizio del XXI sono stati anche gli anni in cui, dopo la sconfitta del bipolarismo, l’egemonia e il dominio unipolare degli Stati Uniti hanno presto iniziato un irreversibile ma lento processo di crollo, e a quasi un quarto del nuovo secolo possiamo affermare, senza palliativi, che ci troviamo ora in un mondo multipolare, anch’esso nel mezzo di un processo irreversibile di ascesa.

E, sebbene la sinistra abbia avuto un boom elettorale di fronte agli effetti devastanti del capitalismo nella sua fase neoliberista, ha iniziato a esaurire le idee.

Ricordate i graffiti su tanti muri che recitavano: “Quando avevamo le risposte, hanno cambiato le domande”.

La destra, invece, ha saputo leggere i tempi che cambiano molto meglio della sinistra e si è adattata meglio ai nuovi paradigmi culturali e comunicativi, nonché alla loro traduzione a livello elettorale. Ecco perché hanno cominciato a emergere mostri come Trump, Bolsonaro o, più recentemente, Milei.

E non è una cosa temporanea: hanno iniziato ad avere vittorie elettorali, che si consolideranno in caso di rielezione di Trump negli Stati Uniti.

Per questo la sinistra ha la sfida storica di ripensare il suo progetto politico, di pensare nuove tesi per le nuove società, sempre più destrutturate e individualizzate sotto la cultura dell’imprenditorialità e del ciascuno per sé, sempre più influenzate dai media, dalle fake news e dai social network, e quando, vista la mancanza di coraggio della sinistra, i ricchi, soprattutto dopo la pandemia, si arricchiscono sempre di più.

Le nuove tesi della sinistra devono riflettere su tutti questi fattori, alcuni nuovi, altri permanenti nel tempo, ma che sono riusciti a lasciarsi alle spalle il momento statico in cui la sinistra sembra rimanere:

Imperialismo - parlare di imperialismo non è una questione del XX secolo, in questo quarto del XXI secolo abbiamo visto come distruggono Paesi (Haiti, Iraq, Libia, Siria), impongono basi militari (si stima che ci siano circa 800 basi militari degli Stati Uniti e della Nato nel mondo, 76 in America Latina e nei Caraibi, 275 in Europa), e promuovono colpi di stato, come in Honduras nel 2009, o in Bolivia nel 2019.

Colonialismo - il genocidio in Palestina ha fatto volgere ancora una volta gli occhi del mondo verso il Medio Oriente, ma non possiamo non guardare al Sahel africano, dove militari nazionalisti (l’unica struttura statale che gli Stati Uniti non sono riusciti a dominare) stanno espellendo le truppe francesi e recuperando le loro risorse naturali. In America Latina gli esempi non mancano, come la situazione di Porto Rico o delle Falkland in Argentina, e gli eroi che hanno combattuto e ci hanno mostrato la strada, come Túpac Amaru, Bartolina Sisa, Atahualpa, Túpac Katari, Bolívar, Sucre, San Martín, Artigas, Morazán, José Martí, Sandino, Farabundo Martí, Mariátegui, Zapata, Villa, Cárdenas, Allende, Torrijos, Fidel Castro e Hugo Chávez.

Crisi climatica ed ecologica - la crisi climatica, che si traduce in un insieme di crisi sovrapposte, come la crisi alimentare, e le guerre per le risorse naturali, come il litio o l’acqua, dovrebbe portarci a optare per una critica del modo di produzione capitalista basato sullo sfruttamento del Sud del mondo e sullo scambio del debito estero con la cura della nostra Madre Terra.

Sovranità - finché gli Stati nazionali saranno la base su cui risiede una sovranità parziale, subordinata in molti casi a strutture imperiali come il Dipartimento di Stato, il Comando Sud o l’Unione Europea, sarà impossibile attuare politiche di giustizia sociale per i nostri popoli. È necessario rompere questi quadri, tradotti in accordi di cooperazione, zone economiche speciali o sfruttamento delle risorse naturali dei popoli del Sud a vantaggio del capitale transnazionale.

Nuovo ordine economico internazionale - finché le strutture di dominio come il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Banca Mondiale o il Centro Internazionale per la Risoluzione delle Controversie sugli Investimenti (ICSID) continueranno a definire l’agenda economica dei nostri Paesi, la sovranità è impossibile. Come disse Salvador Allende: “È necessario stabilire una democrazia economica in modo che l’attività produttiva risponda alle esigenze e alle aspettative sociali e non agli interessi personali di profitto”.

Socialismo democratico - il nuovo progetto politico della sinistra deve essere quello del socialismo, come progetto di opposizione al capitalismo, e deve essere democratico, costruito dal basso e per coloro che hanno voce, ma sono stati eternamente messi a tacere dalle élite politiche, economiche e mediatiche. Adattata alla realtà nazionale di ogni Paese, ma basata sui pilastri comuni dell’anticapitalismo, dell’antimperialismo, dell’anticolonialismo, in una lotta per la sovranità e la giustizia, che non scommette solo sulla lotta istituzionale, ma anche su quella ideologica e di massa, nelle strade, con nuovi codici adattati alla battaglia culturale contro un’estrema destra in ascesa, che deve essere sfidata per i valori della libertà, della democrazia e dei diritti umani per tutti i popoli. Una sinistra che si batte per i beni comuni, contro la mercificazione dei beni comuni, per una istruzione, una salute e un lavoro dignitosi.

Infine, la sinistra deve adottare lo slogan che la presidente dell’Honduras, Xiomara Castro, non si stanca di ripetere: “È vietato dimenticare che siamo resistenza”.

Siamo resistenza al capitalismo, all’imperialismo e al colonialismo.

Siamo resistenza sulle barricate e nel governo.

Siamo resistenza se vogliamo costruire un mondo migliore per l’umanità, con giustizia sociale, climatica e di genere.
 
 
Fonte: Nuevos escenarios, nuevas tesis para la izquierda › Mundo › Granma
Originale:
www.italiacuba.it



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